La via era stata tracciata dalla stessa Commissione Europea lo scorso 29 gennaio, quando i ritardi di consegna delle dosi avevano cominciato a compromettere la tabella di marcia dell’Unione. Il Presidente Von Der Leyen aveva annunciato nuovi e rigidi controlli all’export di vaccini anti Covid-19 verso Paesi terzi, compresa la Gran Bretagna. Poi però, il traffico delle dosi era rimasto coerente alle logiche commerciali delle case farmaceutiche.
Poi è arrivato Draghi. Mr Whatever it takes impugna il regime deliberato dalla Commissione e blocca 250mila dosi AstraZeneca in partenza dall’Italia e destinate all’Australia. Il fermo arriva ad una settimana dal vertice di Bruxelles nel quale il Premier italiano, sostenuto da Francia e Germania, aveva preavvisato le aziende produttrici circa un eventuale blocco dell’export in caso di difficoltà per i Paesi comunitari.

Il carico era previsto in partenza dallo stabilimento Catalent di Anagni, nel Lazio. L’indiscrezione è filtrata dal governo ed è stata riportata dal Financial Times. Solo successivamente confermata al Sole 24 ore. Tre i momenti chiave che hanno segnato lo stacco rispetto alla “vecchia” politica di gestione dei carichi vaccinali. Il primo: la richiesta formale, come da procedura, da parte dello stabilimento al governo per un lotto di vaccini. Il secondo: la negazione dell’esecutivo con buona pace di AstraZeneca. Il terzo: la comunicazione a Bruxelles del mancato nulla osta.

E la cosa qui si fa interessante. La Commissione Europea ha accolto di buon grado la presa di posizione dell’Italia che, di fatto, apre ad una fase di rigida coscienza comunitaria. Il bel paese è allora capofila nella nuova mentalità collettiva in materia di emergenza.
La decisione, largamente preannunciata, si rifà sul mancato rispetto da parte della casa farmaceutica britannica di tagliare le forniture concordate con l’Unione europea nel primo trimestre. Le dosi sequestrate dovrebbero a questo punto essere reindirizzate ai siti vaccinali italiani.

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L’obiettivo di Draghi e di tutti i leader dell’UE è raggiungere una soglia complessiva di vaccinazione del 70% entro la fine dell’estate. Aspettativa più che realistica, a patto che il ritmo di produzione e di consegna sia sostenuto e puntuale. Fino ad un’entrata a regime delle consegne in Europa, Draghi è pronto a mettere in atto le disposizioni in materia di «meccanismo temporaneo di trasparenza e autorizzazione» (il provvedimento adottato il 29 gennaio scorso), che resterà in corso di validità fino al prossimo 31 marzo e che potrà essere oggetto di proroga.