QUELLE DOSI DESTINATE AD ALTRI, PRIMA ANCORA CHE ALL’EUROPA
Non è questo il tempo della diplomazia. Mario Draghi non risparmia rimproveri all’Europa in occasione del vertice di Bruxelles.
Il confronto su scala comunitaria ha ordinato le priorità operative in termini pandemici. L’emergenza strilla a distanza di un anno e la copertura vaccinale non appaga i termini contrattuali definiti in sede di sottoscrizione.

“Campagna a rilento“, e questo non può andare bene. Da amministratore italiano ed europeo afferma la necessità di rivedere i tempi funzionali alle distribuzioni dei sieri a paesi terzi. Il politically correct deve fare i conti con quanto è dovuto in primis ai cittadini europei. Questo il concetto espresso dal Premier.
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LA LINEA DURA DELL’EUROPA
Da qui l’analisi delle ragioni del rilento. In primo luogo, sotto accusa le aziende farmaceutiche mondiali che producono il vaccino negli stabilimenti europei, ma centellinano le dosi all’Europa. L’attacco di Draghi trova alleati preziosi nella cancelliera tedesca Angela Merkel e nel presidente francese Emmanuel Macron. L’allarme è nei numeri; fin qui vaccinati circa 28 milioni di cittadini su 450 milioni.

Il presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha preso atto con personale consenso della volontà dei leader delle forze europee di avviare la contesa con le big pharma internazionali. Se necessario, ha ribadito un irremovibile Draghi, verrà ordinato il fermo all’export delle dosi al di fuori dei confini comunitari, nel rispetto dei regolamenti europei (articolo 122 del Trattato che consente il blocco all’export in casi di carenza di beni essenziali per gli Stati membri). Saranno rivisti gli accordi dei contratti siglati con le aziende farmaceutiche, i cui comportamenti inadempienti, nei confronti dei 27 stati membri, non verranno in alcun modo tollerati.

IL MODELLO REGNO UNITO PER LA SOMMINISTRAZIONE DELLE DOSI
Secondo Mario Draghi, la soluzione per allargare il bacino di somministrazione potrebbe essere il modello della campagna britannica. “C’è la possibilità di dare priorità alle prime dosi di vaccino, alla luce della recente letteratura scientifica”. Procedere dunque alla prima dose per più categorie e poi al richiamo solo in un secondo momento. La proposta del Presidente del Consiglio ha già alimentato diversi timori in ambito medico-scientifico. Questa mattina, ospite di Sky Tg 24, Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, ha espresso parere titubante: “Abbiamo vaccini con un’efficacia altissima, che mantengono il titolo anticorpale alto a lungo. Però devono essere somministrati nel modo giusto. Se abbiamo fretta, rischiamo di non proteggere le persone e facilitare la generazione di varianti del coronavirus. L’idea di vaccinare con una sola dose è un’idea intuitiva, ma non è in questo momento supportata da dati scientifici”.