La campagna vaccinale prosegue a ritmo serrato e si stima che il 16 settembre 2021 dovrebbe terminare la vaccinazione di massa.* La domanda, però, in questa fase riguarda l’ipotesi di doversi sottoporre ad una terza dose in autunno, seconda per i monodose. Manca ancora la conferma ma la gran parte degli esperti ritiene che molto probabilmente sarà necessario un ulteriore richiamo, soprattutto per combattere la diffusione delle varianti del virus.
Quello che è certo, però, è che il Coronavirus è soggetto a veloci mutazioni, pertanto gli studiosi non escludono che sarà necessario vaccinarsi ogni anno per immunizzarsi dalle varianti che potrebbero insorgere, sul modello del vaccino antinfluenzale.
“Sarà molto probabile dover fare una terza dose di vaccino, un richiamo che sarà probabilmente ‘modificato’ per coprire le varianti. Bisognerà dunque passare da una fase straordinaria a una fase ordinaria e penso che questa nuova ordinarietà possa essere affidata alla nostra straordinaria rete di medici di medicina generale”, ha anticipato il ministro della Salute Roberto Speranza, nella puntata di ‘Che tempo che fa’ di circa 10 giorni fa.
Probabilmente la terza dose verrà somministrata con un prodotto a mRNA dal momento che i vaccini basati su adenovirus (AstraZeneca e Johnson & Johnson) risultano meno efficaci con i richiami a causa della risposta immunitaria contro gli adenovirus indotta con la prima iniezione.
“Da giorni sentiamo parlare con sempre maggiore insistenza della ‘terza dose’ del vaccino, come se fosse una scontata necessità alla quale bisogna prepararsi. In realtà di scontato non c’è proprio nulla”, ha spiegato l’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola attraverso un intervento sulla Stampa di ieri e ha aggiunto: “Prima di tutto non sappiamo ancora quanto duri la protezione offerta dalle due dosi (o dalla dose unica nel caso del vaccino di Johnson&Johnson). Quello che sappiamo con certezza è che, a 9 mesi dalla vaccinazione, le persone sono ancora protette. Con il trascorrere del tempo, potremo pian piano spostare questo termine fino a 1 o 2 anni o magari anche oltre. In assenza di dati e con un virus poco conosciuto, lanciarsi in previsioni sembra invece piuttosto complicato, in quanto non conosciamo bene la risposta immunitaria che conferisce protezione all’infezione o, come si dice in termini tecnici, non sono ancora del tutto chiari i ‘correlati immunologici di protezione’“.
“Prima di decidere per le terze dosi, bisognerebbe quindi aspettare e valutare i possibili scenari, che dipenderanno anche dalla capacità del virus di mutare. Quando saremo tutti vaccinati, se anche il Sars-CoV- riuscisse a superare la prima barriera e infettarci, saremo comunque meno vulnerabili? Covid-19 potrebbe dunque diventare veramente ‘una banale influenza’? È possibile e, come per l’influenza, è possibile che vaccinazioni ripetute nel tempo saranno da consigliare a specifici gruppi di persone che sono maggiormente a rischio di sviluppare una malattia severa o che lavorano in un contesto dove il virus non deve circolare, come gli ospedali e le case di riposo per anziani. Ma, ad oggi, abbiamo solo ipotesi e, come sappiamo, alla scienza serve tempo per verificarle”.
* Fonte: Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 – Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministero della Salute, rielaborazione dati Gedi Visual, aggiornato il 9 giugno alle 17:07