Avezzano. I teatri sono ormai chiusi da tanto, troppo, tempo. Pesa, più di tutto, l’assenza di una concreta progettualità che possa guardare ai prossimi mesi con rinnovato interesse. Scarseggiano proposte e non sembrano esserci idee ben chiare. Si naviga a vista, insomma. La terza ondata del coronavirus ha spazzato via quelle residuali speranze di riaperture graduali individuate con data a partire dal 27 marzo, in quella che è la Giornata Mondiale del Teatro. Il Teatro Lanciavicchio, una delle storiche realtà culturali marsicane con i suoi trent’anni di attività alle spalle, alza la voce a tutela della dignità del settore e di in esso opera. “I teatri sono stati chiusi nella prima fase del virus e poi dopo la parentesi estiva dal 26/10 ad oggi. I lavoratori dello spettacolo sono senza possibilità di fare spettacoli, laboratori nelle scuole, progetti di formazione da un anno”, spiegano i rappresentanti dell’associazione.
“In Abruzzo gli operatori dello spettacolo, oltre che con la pandemia sono costretti a combattere con una regione ‘ ignorante’,…cioè che ignora che i lavoratori professionisti dello spettacolo non sono solo quelli finanziati dal FUS (Ministero), anzi che questi ne sono la minima parte dell’intero comparto. Tale dato, seppur conosciuto ai più, è venuto drammaticamente a galla durante la pandemia, a causa della carenza dei sostegni al reddito della stragrande maggioranza degli addetti. Come ben esprime il comunicato del coordinamento regionale LorSA (Lavoratori e organismi spettacolo dal vivo in Abruzzo) “Le compagnie, associazioni, società, singoli lavoratori e professionisti dello spettacolo che non percepiscono il FUS sono la maggioranza e molte di queste sono rimaste escluse anche da ristori statali. Queste realtà svolgono un lavoro capillare ed essenziale sul territorio occupandosi non solo di spettacolo dal vivo, ma anche di attività di formazione, produzione, di teatro nel sociale, di educazione nelle scuole e nelle Università. Un lavoro altamente professionale e significativo che va dalle città ai paesi dell’interno, dalla costa alla montagna”.
!Dall’8 marzo, con molto ritardo rispetto ad altre regioni italiane, l’Abruzzo con apposita legge concede un ‘ristoro’ al mondo dello spettacolo, dando un ulteriore schiaffo alla dignità di centinaia e centinaia di lavoratori professionisti dello spettacolo abruzzesi. La regione finge di occuparsi di un intero comparto con questa dicitura: “AVVISO PUBBLICO Contributi a fondo perduto per contrastare gli effetti della grave crisi economica derivante dall’emergenza epidemiologica da COVID-19 ad Enti ed Associazioni Culturali “CULTURA IN ABRUZZO” per poi all’interno del bando mettere in evidenza ‘l’ignoranza ‘ di cui sopra con l’indicazione specifica “Le misure straordinarie di contrasto alla grave crisi socio-economica…sono rivolte prioritariamente agli Enti ed alle Associazioni Culturali finanziati dal Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) …”
“Potremmo considerarla una svista, se non fosse che questa è la prassi nei pochi bandi pubblici sulla cultura che abbiamo in regione , quasi sempre accompagnati dal’ prioritariamente destinati agli organismi finanziati dal FUS (ministero dei beni culturali ),’e se non fosse che da anni rivendichiamo una legge organica sullo spettacolo che preveda dei seri criteri di accesso e che consenta la crescita delle realtà artistiche regionali, in linea con quanto accade in tutte le altre regioni italiane. Nota interessante per comprendere il miope atteggiamento discriminante della Regione Abruzzo: mentre il FUS ha riconosciuto la parzialità del suo intervento concedendo contributi speciali agli organismi professionisti ‘extrafus’ in Abruzzo, la nostra Regione ha continuato a negare l’ esistenza di centinaia e centinaia di lavoratori professionisti dello spettacolo concedendo un ristoro di 500€. (una tantum e a sportello …chi prima arriva) a tutte le associazioni culturali non facendo alcuna distinzione tra la professione e la ‘generica passione’, privando quindi i professionisti della dignità di lavoratori in difficoltà a causa della pandemia in corso, come si evince dalla dicitura del provvedimento ‘Enti e Associazioni Culturali in generale’ . Insomma un insulto ai lavoratori e alle loro famiglie”.
“Come Teatro Lanciavicchio riteniamo quindi che si debba lavorare ad una ripartenza ‘virtuosa’ del comparto dello spettacolo in Abruzzo, superando in primis i deficit legislativi regionali e recuperando la distanza dalle altre regioni in merito alla legislazione sullo spettacolo dal vivo. Per realizzare ciò ci sarà bisogno di tutte le energie del nostro territorio e di attente e partecipate valutazioni da parte delle istituzioni, comunale e in primo luogo regionali”.