E’ attesa oggi la circolare del Ministero della Salute che detterà una linea di condotta univoca per tutte le regioni italiane in riferimento all’uso dei vaccini a vettore adenovirale, vale a dire AstraZeneca e Johnson & Johnson. La rimodulazione della campagna vaccinale è scattata dopo l’ennesimo caso di effetti collaterali legati a vaccinazione, costati la vita a Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante deceduta al San Martino di Genova dopo una trombosi al seno cavernoso.
In attesa di una direttiva ufficiale del Comitato Tecnico Scientifico, ieri in mattinata è giunto alle sedi vaccinali d’Abruzzo l’altolà a procedere a somministrazione di AstraZeneca per entrambi i sessi sotto i 60 anni, anche per coloro che avrebbero dovuto ricevere la seconda dose.
“Abbiamo bloccato la somministrazione dei richiami, circa una quarantina. L’uso di AstraZeneca è stato consentito per un’utenza al di sopra dei 60 anni. Per il resto si è vaccinato esclusivamente con Pfizer. Le persone che non hanno potuto completare il ciclo saranno riappuntamentate per ricevere un vaccino diverso”. E’ quanto spiegatoci dalla dott.ssa Daniela Franchi, Responsabile del dipartimento di prevenzione della Asl 1 area Marsica. AstraZeneca e Johnson & Johnson utilizzano come vettore virale adenovirus, ovverosia dei virus, molto comuni, responsabili del raffreddore e della faringite, che vengono inattivati, quindi sono incapaci di replicarsi e di infettare l’organismo ricevente.
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“Inizialmente, qualche mese fa, si è fatta una valutazione in termini di costo-beneficio. – Ha proseguito la dott.ssa Franchi – Si è dunque deciso di proseguire con questi farmaci per alzare sempre di più la soglia di immunità. Oggi i numeri ci dicono che questa soglia è tale da non accettare più alcuna considerazione termini di costi. Tutti coloro che sono al di sotto dei 60 anni riceveranno il siero mRNA”.
In questo caso vengono utilizzate delle molecole di RNA messaggero modificato che, come dice l’espressione stessa, consegnano alla cellula un ‘messaggio’ per sintetizzare, nel caso specifico, la proteina Spike del Covid-19. Questo genere di farmaco è altamente rimodulabile, vale a dire che “può essere rimodulato in relazione alla comparsa di varianti del virus”. E proprio le varianti giocheranno un ruolo chiave nell’ottica della chiacchierata terza dose, prevista mediamente a fine autunno. “Questo virus è inedito, lo stiamo ancora conoscendo. Anche il vaccino lo è, dobbiamo capire ancora molte cose, come ad esempio il correlato di immunità, la durata. Sono variabili che andranno analizzate. C’è infine da tenere a mente che la risposta individuale di ciascun soggetto è diversa rispetto alle altre. Addirittura – ha concluso la dottoressa Franchi – ci sono comportamenti del vaccino diversi a seconda del genere”.