Il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica faceva decollare il primo satellite artificiale terrestre mai spedito nello Spazio, battendo sul tempo gli Stati Uniti d’America. Ad oltre 60 anni da quell’evento, siamo ancora qui a parlare di Sputnik, ma non ha nulla a che vedere con missioni spaziali o prime esplorazioni in orbita intorno alla Terra. Oggi Sputnik V è il nome del vaccino Russo contro il Coronavirus che da oltre un anno sta mettendo a dura prova il mondo intero.
Ma perché questo nome? Ufficialmente, il nome Sputnik – che significa ‘compagno di viaggio, ma anche satellite’ – è stato scelto con l’auspicio che “come nel 1957 il satellite sovietico accelerò l’interesse mondiale per la ricerca spaziale, così faccia oggi il vaccino russo”, riportano le agenzie. L’Urss dominò per diversi anni la corsa allo Spazio – nel 1959, inviò per prima un manufatto sulla Luna e nel 1954 fu la prima a mandare animali nello Spazio, fino ad arrivare alla missione storica di Yuri Gagarin, primo uomo a volare in assenza di gravità (1961), seguito dalla prima donna, Valentina Tereshkova (1963).
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E ancora, il cosmonauta Aleksei Leonov, nel 1965, fu il primo essere umano a lasciare una capsula per rimanere sospeso liberamente nello Spazio, compiendo la prima attività extraveicolare della storia. Come è noto, però, la ‘space race’ alla fine fu vinta dagli Stati Uniti che nel 1969, con la missione Apollo 11, portarono per la prima volta l’uomo sulla Luna.
Cambiano i tempi, ma la competizione tra Stati resta forte e anche la lotta al Coronavirus non ha sospeso gli scontri geopolitici tra le potenze. La semplice scelta del nome di battesimo del vaccino russo è indicativa e fa riferimento a quel particolare primato che la Russia 64 anni fa ha detenuto in un altro settore di ricerca scientifica.
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Kirill Dmitriev, a capo del Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif), fu il primo a parlare alla CNN di “momento Sputnik” quando già alla fine di luglio scorso era trapelato che entro la metà di agosto sarebbe avvenuta addirittura la registrazione del vaccino e dichiarò “Gli americani sono rimasti sorpresi allora e lo stesso è col vaccino, la Russia ci arriverà per prima“.
Ad oggi le cose, però, sono cambiate tanto che è di poche ore fa la notizia che l’Ema, l’Agenzia del farmaco europea, ha avviato una revisione del vaccino russo prodotto dal Centro nazionale di Epidemiologia e Microbiologia Gamaleya in Russia. Un’apertura importante su un prodotto che pare abbia un’efficacia del 92% e con la unica finalità di predisporre la distribuzione commerciale nell’Unione Europea.
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