Sono ore di forte polemica in merito agli aumenti di spesa per le bollette elettriche a partire dal prossimo autunno, come annunciato dal Ministro della Transizione Ecologica, Stefano Cingolani, in occasione di un convegno tenutosi a Genova.
Già nel terzo trimestre del 2021, iniziato il primo luglio, il costo dell’elettricità ha visto un aumento del 9,9% e quello del gas del 15,3%. A partire dal 1 ottobre però, il rincaro toccherà una percentuale del 40%.
“Queste cose vanno dette, abbiamo il dovere di affrontarle”. Ha spiegato il Ministro, che ha anche spiegato le ragioni alla base dell’exploit in arrivo: “Succede perché il prezzo del gas a livello internazionale aumenta, perché aumenta anche il prezzo della CO2 prodotta. Il governo è fortemente impegnato per la mitigazione dei costi delle bollette dovuti a queste congiunture internazionali e per fare in modo che la transizione verso le energie più sostenibili sia rapida e non penalizzi le famiglie”.
Si discute allora sulle voci che concorrono alla definizione della spesa in bolletta. Oltre al 60% del totale rappresentato dal consumo effettivo, vanno aggiunte le spese per il trasporto e la gestione del contatore (18%), le imposte (10%) e gli oneri di sistema (10%). Quest’ultima voce è probabilmente quella che più indispettisce la platea dei pagatori, alla luce della scarsa connessione con la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica. Oneri, tra l’altro, di cui l’Unione Europea ha chiesto il taglio in fase di approvazione del Ricoveri Fund, e del quale lo stesso Draghi ha annunciato la cestinazione.
E’ intervenuto ieri in serata il presidente del sindacato datoriale Unsic, Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori, Domenico Mamone, che si è detto pronto a sostenere qualsiasi iniziativa rivolta alla richiesta di mitigazione delle bollette. Ha chiesto poi l’intervento del Governo.
“È bene innanzitutto evidenziare che questa notizia, colpendo individualmente tutti gli italiani, nessuno escluso, surclassa ogni altro tema, anche polemico, che tiene banco nell’agone politico. Secondo stime attendibili, infatti, la spesa media maggiore in un anno si aggirerebbe intorno ai 500 euro. Se da un lato ci si compiace per i nuovi potenziali investimenti generati dal Recovery Fund, dall’altro un salasso del genere è l’unico elemento concreto che gli italiani rilevano direttamente nei propri bilanci individuali. Crediamo sia opportuno, specie in questa fase emergenziale non ancora terminata, che il governo si adoperi per mitigare questi aumenti, ad esempio dando una sforbiciata agli oneri di sistema che incidono fortemente sulla bolletta elettrica o tagliando l’Iva”.
Nella stessa direzione l’intervento della deputata dem Stefania Pezzopane: “L’esplosione dei costi dell’energia si potrebbe trasformare in una vera stangata. Siamo di fronte ad un aumento del prezzo record di 175 € per MWh per energia elettrica. Se non si interviene potremmo registrare aumenti anche del 30 per cento per l’ultimo trimestre. È necessario che il governo, anche in accordo con ARERA, intervenga con adeguate risorse per calmierare l’aumento prevedibile per fine anno. Questo se vogliamo impedire che rincari improvvisi e così imponenti rallentino o blocchino la ripresa in corso”.
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