In questo periodo dell’anno Rovere, l’antico borgo che domina l’altopiano delle Rocche sito a 1432 metri, si mostra in tutto il suo fascino e incanto, soprattutto grazie alle abbondanti nevicate delle scorse settimane. In tempi “normali” il paese sarebbe stato invaso da migliaia di turisti che avrebbero goduto delle bellezze del posto, a pochi chilometri dai due impianti sciistici più importanti del centro Italia, Monte Magnola Impianti e Campo Felice Impianti, e dagli altri paesi dell’Altopiano, anch’esse località di forte attrazione turistica. Purtroppo, però, a causa della pandemia e delle restrizioni del Governo, tutto ciò non è stato possibile e chissà quando questa zona tornerà a promuovere al 100% le proprie eccellenze.
Lo scatto che ha fatto il giro del web
Molte le foto che hanno visto in questi giorni protagonista il paese marsicano, annoverato tra i centri più antichi dell’altopiano delle Rocche. Tra questi quello di Matteo Tomassini che ha spopolato sul web e sui social network. Una vera e propria cartolina che mostra uno scorcio di una strada del paese in cui la neve si mostra in tutto il suo splendore e abbondanza, e attraverso la quale si scorge la forza con cui la neve si era abbattuta sui muri delle vecchie case del centro storico poco prima dello scatto.

Informazioni storiche di Rovere (Rórë in dialetto)
L’antico borgo medievale, per la sua particolare posizione, costituiva il nodo principale del sistema di avvistamento ottico dell’altopiano delle Rocche, che permetteva, e permette ancora oggi, il collegamento tra il versante marsicano a Sud e quello vestino –aquilano a Nord.
Il toponimo originario “Robur Marsorum” appare con chiarezza per la prima volta in un documento ecclesiastico relativo ad una donazione effettuata nel 962 dall’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone I di Sassonia alla diocesi aquilana di Forcona, la cui sede era localizzata nella contemporanea località di Civita di Bagno. In questo documento Rovere appariva tra i territori inclusi nella diocesi dei Marsi, seguendo in epoca medievale le vicende della contea di Celano. Diverse le sorti di Rocca di Mezzo che invece era incluso tra i possedimenti della diocesi forconese e in seguito di quella aquilana.
Rovere, incluso tra i feudi del conte Ruggero Berardi, fu fortificato e dotato di tre torrette necessarie per favorire la comunicazione visiva con Ovindoli, Santa Jona e San Potito e per proteggere la linea di passaggio tra l’area del Fucino e la conca aquilana.
Una volta aboliti i feudi, il centro finì prima nella giurisdizione di Bagno e poi fu incluso nel comune di Rocca di Mezzo nel 1811.
È indubbio che Rovere abbia alle spalle un passato storico rilevante. Vi sono infatti testimonianze architettoniche importanti a conferma di ciò. Oltre i ruderi del Castello (IX sec. prima traccia) che sovrasta il paese, si possono ammirare anche la torre campanaria alla porta d’ingresso del borgo, la Chiesa madre dedicata a S. Pietro (XIII sec), la Chiesa della Madonna delle Grazie del XII secolo, fuori le mura portali del XIV sec. e del XVI sec., e fontanili di epoche diverse che servivano a far abbeverare gli animali.
Da quanto si è appreso dagli studi condotti in passato nel corso di quasi un decennio di scavi promossi dalla professoressa Letizia Ermini Pani (cattedra di Archeologia Medievale della Sapienza di Roma) e dalla professoressa Annamaria Giuntella (Università G. D’Annunzio di Chieti), prima dell’insediamento dei Longobardi, cui si fa risalire la costruzione della Torre, poi divenuta il mastio del Castello, Rovere ha visto il passaggio non solo del popolo Marso ma anche di quello Romano, proprio per la sua particolare posizione che lo ha reso nel corso della storia un valido confine tra le diverse Contee.
Il borgo subì gravi danni a seguito del terremoto della Marsica del 1915 e dell’abbattimento, per necessità edili, dei ruderi restanti dell’antica fortezza. Il patrimonio architettonico ebbe nuovamente danni a causa del terremoto dell’Aquila del 2009, inclusa la cattedrale di San Pietro e la torre campanaria, quest’ultima restaurata nel 2017 per opera della Soprintendenza per i Beni Culturali.
Foto in evidenza: Neve Appennino
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