Era il 18 gennaio 2017. L’Abruzzo intero era stato colpito da un’intensa nevicata che aveva coinvolto anche il resto del paese. Anche Rigopiano, località del comune pescarese di Farindola, stava vivendo molti disagi a causa del maltempo. Strade chiuse ed energia elettrica interrotta avevano isolato la zona, tra cui l’Hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort. A tutto ciò si aggiunse anche la terra, che tremò diverse volte, arrivando a scosse di magnitudo 5.0. Si staccò quindi una slavina dal Monte Siella (2027 m) che si abbatté sul resort tra le 16.30 e le 16.50. L’albergo fu sommerso e persero la vita 29 persone.
Il ritardo dei soccorsi
Solo dopo ore di lavoro, il 20 gennaio i vigili del fuoco estrassero vive 9 persone. Le operazioni di recupero durarono per giorni e coinvolsero circa 11mila operatori. Solo il 25 gennaio si conclusero con un bilancio tragico: 11 sopravvissuti e 29 vite spezzate. A distanza di anni sono molti gli interrogativi che avvolgono la vicenda. Diverse richieste di aiuto furono inviate dal Resort nelle ore precedenti la tragedia. Gli appelli non furono ascoltati. Dalla ricostruzione che è stata fatta all’interno dell’inchiesta e poi del processo emerge che anche le telefonate e richieste di soccorso successive al verificarsi della valanga furono ignorate per oltre due ore. La macchina dei soccorsi, infatti, si attivò solo dopo le 19 e una trentina di uomini del Soccorso Slpino, della Guardia di Finanza, e dei vigili del fuoco partirono da Pescara e Penne tra le 19.30 e le 20. A causa però delle strade interrotte, alcuni soccorritori si avviarono verso il luogo dell’incidente con le ciaspole visto che la turbina impiegata nel liberare la strada stava impiegando più tempo del previsto: raggiunsero l’hotel solo il giorno dopo.
La vicenda giudiziaria
L’inchiesta sulla tragedia di Rigopiano fu aperta dalla Procura di Pescara il 23 gennaio 2017, ad operazioni ancora in corso. Fascicolo unico contro ignoti per disastro colposo e omicidio plurimo concentrato soprattutto sulle comunicazioni telefoniche ignorate, le richieste di aiuto fatte tramite WhatsApp e via mail, sui ritardi dei soccorsi e sul cd Piano Valanghe.
Al 23 novembre 2017 gli iscritti nel registro degli indagati furono 23. Tra questi anche nomi illustri come il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, il direttore dell’albergo, Bruno Di Tommaso e l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, al quale fu imputato un colpevole ritardo nelle operazioni di soccorso.
Un anno dopo, l’inchiesta si concluse con 25 indagati e tra i reati ipotizzati figurarono: disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio, abuso in atti d’ufficio e vari reati ambientali. Nel frattempo, però, i Pubblici Ministeri si dedicarono anche ad un altro filone d’inchiesta su un presunto tentativo di depistaggio da parte dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e di sei funzionari della prefettura.
Dopo la richiesta della Procura di Pescara di rinvio a giudizio nel febbraio 2019, il GIP del Tribunale di Pescara archiviò le accuse nei confronti di 22 indagati, tra questi i maggior politici coinvolti nell’inchiesta, come gli ex governatori della regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, e l’ex sottosegretaria alla Giustizia, Federica Chiavaroli. Fu archiviata anche la posizione di Daniela Acquaviva, funzionaria della prefettura di Pescara che aveva risposto alla prima telefonata d’allarme del ristoratore Quintino Marcella, la quale però resta imputata nel procedimento per depistaggio.
Rimasero a processo per alcune ipotesi di reato, l’ex prefetto di Pescara, Provolo, Andrea Marrone, consulente incaricato per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni, Bruno Di Tommaso, legale responsabile della Gran Sasso Resort & Spa, e Carlo Giovani, dirigente della protezione civile. Ovviamente la decisione dell’archiviazione non è stata accolta positivamente dalle famiglie e dai loro legali. La prossima udienza, fissata per il 5 marzo potrebbe rappresentare un momento di svolta per il processo, infatti il GUP nell’udienza dell’11 dicembre scorso ha annunciato che, se non ci saranno ulteriori richieste, si passerà alla discussione e quindi prenderà la parola l’accusa.
Commemorazione
La cerimonia di commemorazione delle vittime della tragedia si svolgerà in forma riservata. A causa delle restrizioni legate alla pandemia, solo i parenti delle vittime si riuniranno sul luogo del disastro per ricordare i propri cari scomparsi. Alle ore 15, dalla fontana che si trova 300 metri prima del Resort, partirà una fiaccolata fino al totem dell’albergo, dove è prevista la deposizione dei fiori e una preghiera per gli “Angeli di Rigopiano“. Un momento che sarà preceduto dall’alzabandiera con il silenzio suonato dalla tromba.
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