Long Covid, le patologie cardiovascolari causate dal virus
A distanza di due anni dall’esplosione del Covid, non è ancora possibile definire il carattere del virus, in particolare in merito ai postumi nell’organismo dei contagiati. Diversi gli studi avviati facendo capo a macro-campionamenti. ma a fronte dei primi esiti accertati, è importante tenere conto dell’ancora ridotto limite temporale delle indagini.
Tra le ricerche più interessanti che riguardano le problematiche relative al long Covid, vi è quella condotta dall’équipe coordinata dagli scienziati Kate Hanneman e Paaladinesh Thavendiranathan, dell’Università di Toronto, pubblicata su JAMA Cardiology e ripresa dalle principali riviste scientifiche europee. Oggetto dell’indagine le complicanze cardiovascolari emerse nei pazienti che hanno contratto il Covid-19. Il dato che emerge, è che in una piccola percentuale di pazienti che hanno superato una forma di Covid lieve, possono esserci segni di infiammazione del cuore che si mantengono nel tempo.
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Problematiche tromboemboliche: la lettura dell’ex primario Raniero Di Giovambattista
Non solo. stando ad uno studio riportato su Nature Medicine il 7 Febbraio 2022, “Long-term cardiovascular outcomes of COVID-19“, nella fase acuta di malattia, soprattutto nelle infezioni da varianti diverse dall’Omicron, è stato dimostrato un eccesso di eventi tromboembolici (Trombosi Venosa Profonda ed Embolia Polmonare), in grado di incidere sulla mortalità in acuto e sull’aumento di sequele a distanza a carico di cuore e polmoni.
“Questo aumento di complicanze in acuto riguarda principalmente pazienti con estesa polmonite interstiziale ricoverati in Terapia Intensiva. Più complessa è la valutazione di eventuali danni sul sistema cardiovascolare a distanza dall’evento acuto. Il primo limite è rappresentato dall’estrema difficoltà nella raccolta corretta dei dati; la maggior parte degli studi riportati in letteratura infatti riguardano pazienti ricoverati, quindi una minoranza dei Covid 19 positivi, ed in più si tratta di studi di breve durata”.
E’ quanto dichiarato dal dottor Raniero Di Giovambattista, medico specialista ed ex direttore U.O.C. Cardiologia e UTIC con Emodinamica presso l’ospedale di Avezzano.
Lo studio in questione, cui lo stesso dott. Di Giovambattista si riferisce, riporta i dati ricavati dal data base nazionale dell’US Department of Veterans Affairs (VA), in cui si confronta l’incidenza ad 1 anno di eventi cardiovascolari di pazienti sopravvissuti a Covid 19 con quella di individui non esposti all’infezione paragonabili ai primi per età, fattori di rischio e comorbilità. Lo studio ha coinvolto circa 153mila pazienti Covid (non ospedalizzati ed ospedalizzati) ed oltre 11 milioni di pazienti di controllo. “Per numero di pazienti arruolati e durata del follow-up (FU), ad oggi è lo studio più importante a disposizione su questo argomento“, commenta il dott. Di Giovambattista.
Long Covid, le patologie emerse
I dati confermano un aumento di eventi cardiovascolari fra i pazienti che avevano sofferto di Covid. Si è osservato un aumento statisticamente significativo di ischemia cerebrale e stroke, mio-pericarditi, malatte coronariche acute, scompenso cardiaco, malattie venose tromboemboliche ed embolia polmonare.
“Questo aumento di complicanze – spiega l’ex primario – riguarda essenzialmente i pazienti ricoverati, soprattutto se ricoverati in reparti di Terapia Intensiva. Se limitiamo l’osservazione ai pazienti non ricoverati, che rappresentano la stragrande maggioranza, e cioè circa 132mila su 153.mila, l’aumento di complicanze è molto contenuto e dell’ordine dell’ 1-2 per mille. Si tratta di risultati in linea con le nostre impressioni, ma in questo studio codificati in modo scientificamente corretto”.
Dello studio in questione si ha una rappresentazione grafica a cura della rivista Nature Medicine (Nat Med) a corredo dell’indagine, che permette di cogliere in modo immediato i risultati dello studio (foto in basso). Le barre riportate a destra, di diverso colore (blu per i ricoverati in TI, rosso per i ricoveri in reparto medico, verde per i non ricoverati) indicano il carico in eccesso di eventi per ogni 1.000 pazienti.
“Secondo quanto indicato nel grafico sono i ricoverati in terapia intensiva quelli che vanno incontro, molto frequentemente, a complicanze tardive”, ha concluso il dott. Raniero Di Giovambattista.
