Un viaggio affascinante tra storia e memoria, nell’urbe dalle mille segrete, tra blasoni e antichi palazzi. Di qui sono passati esponenti di nobili casate, Santi e papi, raminghi viaggiatori, predicatori scalzi e uomini d’armi, re e regine, poeti e scultori. Venti volti, venti storie in “Personaggi aquilani”, l’ultimo libro della giornalista e scrittrice Monica Pelliccione (edizioni Arkhé, 89 pagine, 10 euro). Icone di una città, in un lasso temporale ampio, che attraversa i secoli e intreccia vicissitudini e cicliche rinascite. Come in una tela preziosa. Il volume conduce il lettore per mano alla scoperta delle radici della città dell’Aquila, inanellando nomi che, nei secoli, ne hanno tratteggiato contorni e sfumature.
“Volutamente venti, non di più” – afferma la scrittrice – “in una selezione naturale tesa non tanto a raccontare il tessuto urbano e le sue peculiarità. Piuttosto, a fornire alle giovani generazioni uno strumento agile e immediato di consultazione e conoscenza del passato, proiettato in una visione prospettica futura. Dei simboli che costellano strade e piazze cittadine: statici, perenni, solidi. Come le radici di un’aquilanità che pulsa, imperterrita, nelle vene. E che non è propria solo di quanti da questa terra sono stati generati, ma pervade sovente, in egual misura, viaggiatori e uomini di cultura, sovrane, manager e archistar che dall’Aquila sono stati lambiti. Che ne hanno respirato l’afflato. Sono tanti e blasonati i personaggi che hanno legato il loro nome alla città: ne ho scelti venti”, dice Pelliccione, “seguendo idealmente l’onda emozionale che deriva dall’osservazione pura di una terra in rinascita. Ricca e culturalmente rigogliosa. Dove statue, pietre ed edifici di culto si sovrappongono alle immagini di uomini e donne eterne, nella loro singolarità”.
Dagli albori con il senatore romano Gaio Sallustio Crispo, alle cronache del primo storico aquilano, Buccio da Ranallo, dalle testimonianze di Anton Ludovico Antinori, alle gesta del condottiero Braccio da Montone, passando per l’umile frate eremita eletto Papa, Celestino V, e il predicatore francescano San Bernardino. Volti femminili scolpiti nel tempo: Sant’Agnese, giovane martire, la sovrana Margherita d’Austria e la manager Marisa Bellisario. Fino a Panfilo Gentile, voce critica del Novecento e a Nino Carloni, l’avvocato della musica.
Il libro è arricchito dagli scatti in bianco e nero di Daniela Dattrino, esperta di valorizzazione e recupero dei beni culturali, in un percorso ideale tra luoghi e scorci che hanno accompagnato la vita e le gesta dei personaggi aquilani. La prefazione è curata dal giornalista, scrittore e vaticanista, Mario Narducci; la post-fazione, che analizza la suddivisione dell’Aquila in Quarti aquilani e il successivo sviluppo urbano, dall’avvocato Stefano Di Salvatore, presidente dell’Associazione dei Quarti aquilani.
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Personaggio più vicino alla scrittrice?
“Scelta ardua – commenta Monica Pelliccione ad AZ Informa – Ogni personaggio evoca un senso di appartenenza proprio della città, rimanda ad uno scorcio, ad una suggestione o, semplicemente, tratteggia un determinato periodo storico. Ma è nella regnante Margherita d’Austria, figlia di Massimiliano I D’Asburgo, che giunse all’Aquila nel 1569, che riscontro una perfetta sintesi tra passato e proiezione futura. Per darle degna accoglienza gli aquilani ampliarono e modificarono l’antico palazzo del Capitano, che divenne, poi, palazzo Margherita. Impegnarono una fortuna, ben 17mila ducati. La sovrana, nella ampie sale dai soffitti a cassettoni, inaugurò una nuova stagione culturale, improntata ad un rapido sviluppo sociale, economico e urbanistico. Una figura femminile straordinaria, indomita e altera. Palazzo Margherita fu alveo e fucìna di sapienti ed eruditi. La sua ristrutturazione, a 12 anni dal sisma, quale sede di rappresentanza del Comune, è un ulteriore tassello che si incastra nel percorso di rinascita della città.”
L’Aquila terra di rinascita, per tanti motivi, spesso, dal sapore agrodolce. Oggi che situazione vive la città da un punto di vista culturale?
“All’Aquila si respira cultura, da sempre – continua Pelliccione – La città vanta importanti istituzioni come l’Orchestra sinfonica abruzzese, i Soliti aquilani, il Teatro Stabile d’Abruzzo, che hanno segnato decenni di storia culturale cittadina e nazionale. Una fiamma che non si è mai spenta, neppure dopo il terremoto o nella complessa fase pandemica. L’Aquila non vive solo di cultura “classica”, nell’accezione tradizionale del termine. Ha saputo ritagliarsi spazi importanti nella scienza e nella ricerca, con l’Università, i Laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso, il Gssi. Una sinergia che funge da traino e stimolo per la crescita sociale del territorio, come dimostra la candidatura a Capitale italiana della cultura 2022, che ha visto L’Aquila tra le dieci finaliste. Ma si potrebbe fare di più, valorizzando i talenti locali nel campo della musica, della scienza, della letteratura, delle arti figurative. E’ nella rete delle connessioni che si gettano le basi per una proiezione più ampia dell’immagine della città. Il provincialismo, in questo, non aiuta.”
E se dovesse aggiungere un nuovo volto tra i “Personaggi aquilani” Monica Pelliccione non ha dubbi..
“Aggiungerei lo storico, docente universitario e scrittore Raffaele Colapietra, tra i narratori più in vista della letteratura abruzzese e aquilana del Novecento. Animo nobile e mente geniale. La sua impronta letteraria resterà come prezioso testamento ai posteri. E poi – conclude la scrittrice aquilana – la scienziata Marica Branchesi, aquilana di adozione, eccellenza che la comunità scientifica internazionale ci invidia. Le sue parole: “L’Aquila è una piccola città immersa nella natura dove si può sognare guardando il cielo”, sono sufficienti, da sole, ad annoverarla tra i grandi personaggi contemporanei.”
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