L’Aquila. Non può essere esclusivamente colpa della pandemia. E’ questa la prima considerazione che verrebbe da fare dopo aver letto il recente report dell’Istat circa la perdita di quasi 1 milione di posti di lavoro rispetto all’anno scorso. Il dato fa riferimento a febbraio 2021 e messo a confronto con quello del 2020. Sono 945mila coloro che non hanno più un’occupazione fissa. “Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione , registrate dall’inizio dell’emergenza sanitaria fino a gennaio 2021 – si legge nel recente report – hanno determinato un crollo dell’occupazione rispetto a febbraio 2020 (-4,1% pari a -945.000 unità). La diminuzione coinvolge uomini e donne, dipendenti (-590.000) e autonomi (-355.000) e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 2,2 punti percentuali toccando il 56,5%”. Una condizione, questa, che pur prestandosi a molteplici analisi e considerazioni è indiscutibilmente preoccupante.
Il fattore pandemia ha inciso in modo considerevole. Il lockdown primaverile dello scorso anno ha assestato un duro colpo al Pil italiano e di conseguenza a tutte quelle realtà economiche che lo determinano. La recrudescenza del coronavirus sul finire dell’estate, con conseguente seconda ondata che – va detto – ci ha colti impreparati, ha causato un ulteriore punto basso dal quale ripartire. Condizione non facile, poiché gravata dai pregressi mesi di fermo o di attività parziale o ridotta al minimo. Poi è stata la volta delle chiusure natalizie e del difficilissimo tentativo di ritorno alla normalità nel nuovo anno. I fattori da prendere in esame, per spiegare questi numeri, sono molteplici. Il tasso di disoccupazione a febbraio è diminuito di 0,1 punti rispetto a gennaio e aumentato di 0,5 punti su febbraio 2020. Lo rileva l’Istat spiegando che nel mese è al 10,2%. Il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni è al 37%, stabile su gennaio e in crescita di 2,1 punti rispetto a febbraio, prima dell’inizio delle restrizioni legate alla pandemia. I disoccupati a febbraio sono 2.518.000 in aumento di 21.00che 0 unità rispetto a febbraio 2020 (-9.000 su gennaio 2021) mentre gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono 14.084.000 in aumento di 717.000 su un anno prima.
Altra fascia d’età: il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni a febbraio era del 31,6% con un calo di 1,2 punti su gennaio e un aumento di 2,6 punti su febbraio 2020 prima dell’inizio delle restrizioni alle attività per prevenire il contagio da covid.. I giovani al lavoro a febbraio erano 919.000, il 15,7% del totale, con un calo di 159.000 unità rispetto a un anno prima e con un aumento di 4.000 unità su gennaio. Sono dati, questi, che destano preoccupazione. E non potrebbe essere altrimenti. L’Italia si trova stretta nella morsa della pandemia che non accenna a rallentare se non con zone rosse o arancioni, nella difficoltà di portare avanti una campagna vaccinale che in più regioni procede a rilento, nella difficile gestione della scuola tra i ragazzi e, appunto, anche nella crisi occupazionale. Giusto per citare alcuni dei tantissimi aspetti connessi a una crisi sanitaria che da dodici mesi si è abbattuta sul mondo e con la quale, così sembrerebbe, dobbiamo ancora conviverci a lungo.