Quando i no-vax sono i medici
Le considerazioni sul risvolto dell’arbitrarietà di scelta, esercitata nel contesto scomodo della vaccinazione contro il Covid, devono necessariamente tenere conto delle parti, tutte. Non è scontato che l’appartenenza alla comunità medica, e quindi scientifica, ne implichi l’accettazione incondizionata.
L’esercito dei no-vax conta una schiera di nicchia di difficile accettazione, almeno agli occhi della categoria di appartenenza. Si tratta di medici e chirurghi di differente specializzazione, impegnati sul fronte armato del Covid da più di un anno. L’Ordine provinciale, attraverso la voce autorevole del Presidente Maurizio Ortu, esercita la volontà nobile del codice deontologico secondo un accurato e indiscutibile rispetto dei dogmi cardine della professione.
“Quando un medico si iscrive all’Ordine dei Medici ed esercita la professione, ne accetta incondizionatamente la disciplina. – Ha spiegato Ortu, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia dell’Aquila –Non possiamo intervenire sulla scelta personale. Un medico che decide di non sottoporsi a vaccinazione non può essere obbligato a fare il contrario. Ma in alcun modo la sua personale convinzione potrà essere oggetto di campagna no-vax. Non potrà quindi fare propaganda contro i vaccini”.
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Ma cosa accadrebbe se il comportamento di un medico “anti-vaccino” fosse contrario alle norme deontologiche della professione?
“Vorrei partire dalla fine. – ha incalzato il Dottor Ortu – Un medico radiato dall’Ordine di appartenenza non è più un medico. Chiaramente prima della radiazione vi è un iter procedurale di richiamo ben definito. Se il comportamento di un professionista fosse considerato contrario al codice, verrebbe convocato dall’Ordine e sarebbero ascoltate le sue ragioni. Qualora queste ultime non fossero esaurienti, si renderebbe necessaria la convocazione del Consiglio, che trarrebbe le proprie indiscutibili considerazioni. A quel punto scatterebbe la sanzione”.
Tempi verbali al condizionale perché, di fatto, non esiste, o almeno non è esistito fin qui, un caso-limite. L’Aquila provincia virtuosa sotto il profilo no-vax.
“Non ho ricevuto neppure una segnalazione di questo genere. Nessun medico della provincia, ad oggi, si è sottratto alla vaccinazione. Ma onestamente non ne comprenderei il senso. Le persone intelligenti non rifiuterebbero mai la possibilità di vaccinarsi. In riferimento ad altre regioni ed altri Ordini, nei casi di medici che hanno scelto di professarsi no-vax, è stato corretto procedere ad allontanamento”.
Non solo quella aquilana si attesta come provincia di alto profilo nella prima fase di somministrazione delle dosi vaccinali, ma nell’anno del Covid si esalta per la bontà del lavoro svolto. “Sono molto soddisfatto del comportamento della categoria, dai medici di famiglia ai pediatri di base. Hanno tutti seguito i protocolli. Ci tengo però ad un’ultima riflessione. Sono stato malato di Covid e in quei giorni avrei fatto di tutto per avere un vaccino. Il risultato raggiunto in un anno scarso dalle aziende farmaceutiche è straordinario. Questi ricercatori – ha concluso il Presidente Ortu – meritano il premio Nobel per il risultato che sono riusciti a raggiungere“.