Si sono rincorse a cadenza straordinaria le segnalazioni relative ad avvistamenti di esemplari di orso nei centri abitati della Marsica o nelle immediate periferie. Lo scorso 19 aprile un gruppo di 5 individui era stato colto a banchettare in un’azienda di ovini nel pescinese (leggi qui l’articolo completo). L’ultima chiamata è quella di lunedì, quando un esemplare adulto è stato immortalato a spasso per il Fucino, a Strada 10, nell’appezzamento di un’azienda agricola. Hanno fatto poi scalpore le scorribande lungo i vicoli di Pescina e Trasacco; i social si sono scatenati dietro i video amatoriali di spettatori improvvisati.
Ma come si giustifica tale assidua frequentazione di aree esposte alla presenza dell’uomo? Lo abbiamo chiesto ad un’esperta, la dott.ssa Angela Tavone, volontaria e segretario generale di SLO (Salviamo l’Orso), laureata in comunicazione delle scienze naturali, con un master di II livello in governance delle aree naturali protette e un dottorato internazionale in gestione e conservazione del paesaggio.
“Le ragioni in realtà sono diverse e si intrecciano tra loro. – ha esordito la dott.ssa Angela Tavone – Partiamo dall’assunto che nella maggior parte degli avvistamenti l’orso in questione è quello battezzato col nome di Amarena. Parliamo di un’orsa adulta che lo scorso anno ha eccezionalmente partorito 4 cuccioli. Questi nuovi esemplari sono da poco stati rilasciati dalla mamma perché ormai “grandi”. Ciò che appare evidente è che Amarena sia ormai un orso “confidente”, vale a dire che ha perso il timore verso gli esseri umani. Si sente a suo agio nel frequentare centri abitati e le periferie dei paesi. Ma attenzione. Per lei queste incursioni improvvise sono stressanti. Nei video girati possiamo osservare come nel sopraggiungere in contesti urbani cominci a correre”.
La dott.ssa Tavone vanta importanti esperienze all’estero, tra le quali sei mesi trascorsi in Vermont (USA) per approfondire la sua ricerca di dottorato sulla gestione del paesaggio rurale attraverso il coinvolgimento delle comunità locali. Dal 2011 lavora con il team Rete DNA (Didattica Nazionale per l’Ambiente) del CURSA – Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente, e dal 2018 è la Responsabile della comunicazione di Rewilding Apennines.

“Esiste una gerarchia sociale per cui vi sono orsi dominanti rispetto ad altri. Questi individui scelgono il proprio territorio in base alla qualità delle risorse naturali che questo può offrire, in particolare in riferimento alla diversità e alla quantità di cibo nell’arco delle stagioni. Via via scendendo nella scala sociale gli orsi femmina e i cuccioli si rifanno ai territori restanti. Questi ultimi inizialmente frequentano l’habitat della madre, poi si staccano e diventano indipendenti. Ora, stando a quanto visto in queste settimane, uno dei cuccioli di Amarena potrebbe aver appreso dalla madre questa tendenza alle incursioni cittadine. Pensate che dopo il suo avvistamento a Carrito, frazione di Ortona dei Marsi, questo cucciolo è stato catturato, radiocollarato, e ribattezzato Juan Carrito. Ora l’intento del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è quello di rieducarlo ad un atteggiamento diverso attraverso il monitoraggio e la dissuasione. La speranza che ciò accada è reale essendo un esemplare molto giovane. Per Amarena il discorso è diverso, essendo un orso adulto”.
Gli orsi sono animali solitari. Vivono in solitudine e preferiscono non condividere il territorio con altri individui. Gli unici momenti in cui si ritrovano in gruppo sono quando la femmina alleva la prole, per circa un anno e mezzo, e in occasione dell’accoppiamento, che però avviene solitamente da aprile a luglio, per un periodo di 10-15 giorni circa. Poi la separazione. Le incursioni in questi casi sono finalizzate al reperimento del cibo.
“Nella sua testa l’orso che si introduce nei paesi sa di riuscire a trovare cibo facile. O almeno ci prova. Il pericolo è che possa rimanere vittima o provocare incidenti. In corrispondenza dei centri urbani le incursioni sono improvvise, veloci. Potrebbe trovare un’auto sul suo cammino. Noi, come Salviamo l’Orso, stiamo cercando di seguire con costanza e attenzione questi peregrinaggi. Da un lato facciamo appello ai sindaci dei Comuni interessati a queste “visite” di licenziare ordinanze con disposizioni specifiche, come ad esempio evitare di lasciare cibo e materiale commestibile in contesti adiacenti alle abitazioni, o limitare la velocità all’interno del contesto territoriale comunale e non inseguire o disturbare mai l’animale. Dall’altro stiamo impiegando energie e risorse nel mettere in sicurezza pollai, piccoli allevamenti e apiari con recinzioni elettrificate. In questo modo l’orso, – ha concluso la dott.ssa Tavone – dopo una scossa non letale, non riuscirebbe ad oltrepassare il confine e fare danni, cambiando quella che è la sua direzione.”