Ne “La soffitta”, nuovo album del cantautore marsicano Marco Malatesta, si possono cogliere le storie narrate dai nostri nonni ma anche le melodie delle canzoni popolari e il folklore delle usanze contadine. Nelle quindici canzoni che compongono il pattern, le suggestioni e le melodie del tempo che fu rievocano la memoria delle festività trascorse con i nostri cari, quando la vita scorreva con un ritmo meno frenetico e i bambini giocavano per strada senza mai guardare l’orologio.
Parliamo de “La Soffitta”: quando hai iniziato a lavorarci?
Poco prima del primo lockdown. È partita con il “Carillon di Madreperla”, anche se la vedevo più come una singola canzone. Il concetto della Soffitta, pur avendolo in mente da un anno, è partito quando c’è stata questa chiusura. A quel punto la solitudine cercava appigli nella memoria ed ha aperto la porta.
Nello scrivere i brani che compongono il disco, quali sono state le sensazioni che hai provato?
Molteplici, dalla nostalgia alla pace. Ritrovavo odori passati di noci e coperte vecchie, di giochi e vecchi dischi. Tornavano memorie completamente vestite di ogni piccolo particolare.
Di cosa parlano le canzoni? Ce n’è una a cui sei più legato?
Di ricordi e di un mondo stretto dentro venti metri quadrati. “La lettera ingiallita” è il brano più intimo. È una dichiarazione d’amore che mio padre avrebbe potuto dare a mia madre se fosse ancora vivo.
Quali sono le differenze, sempre che ve ne siano, rispetto ai tuoi precedenti album?
Mano mano sto svuotando gli arrangiamenti. Sono prevalentemente un cantastorie ed è il testo che guida il mio mondo. Uso sonorità acustiche e lascio che gli spazi vuoti facciano da letto.
“La Soffitta” nasce in un periodo storico molto travagliato. In che modo i fatti degli ultimi due anni hanno inciso sull’umore di questo lavoro?
Solo nella ricerca dei ricordi. Stando chiusi a casa riaffiorano da soli. Per il resto no, non dovevano contaminare la sensazione di pulizia che avevo in mente. Non per fregarmene, ci mancherebbe, soltanto che tornavo a pensare all’attualità a Soffitta chiusa.
Sono previste delle date a supporto dell’uscita discografica?
Si, ma in maniera centrata. Stiamo valutando ambienti adatti per raccontare una storia. Non per svilire il resto. Ma è un racconto che prevede una certa dose di intimità. Ma qualche ragnetto e spiffero verrà fuori sicuramente (ride).
Foto: Tony Croce