UN BAMBINO ATIPICO NON E’ UN BAMBINO SVANTAGGIATO
I bambini che crescono con ritmi più lenti della media non sono rari e non è affatto detto che saranno sempre svantaggiati.
Fin dalla prima elementare le insegnanti avevano comunicato ai genitori che Alessio aveva dei problemi di apprendimento e avrebbe dovuto essere seguito da un’insegnante di sostegno, ma siccome l’insegnante di sostegno in quella scuola non c’era, furono i genitori a rivolgersi a uno specialista che, dopo aver misurato le capacità intellettive del bambino e aver scoperto una leggera dislessia, iperattività e deficit di attenzione, organizzò per lui un programma individualizzato che prevedeva attività motorie e percorsi di apprendimento diversi da quelli dei suoi compagni. Alessio fu seguito individualmente nel suo percorso scolastico e ora, a 27 anni, dirige una florida azienda commerciale con una decina di dipendenti.
Quello di Alessio è uno dei tanti casi di bambini “atipici” che hanno dei tratti individuali e dei ritmi di crescita che si discostano dalle tappe canoniche dello sviluppo fisico e mentale riportate nei manuali. I bambini che crescono con ritmi più lenti della media rispetto ai coetanei non sono rari, e non è affatto detto che saranno sempre svantaggiati. I motivi all’origine di una crescita intellettiva che si discosta dalla media sono diversi: ci sono dislessici e disgrafici, quelli che hanno difficoltà a concentrarsi, quelli che, avendo difficoltà nella percezione visiva o uditiva, possono presentare i ritardi significativi nell’acquisizione del linguaggio, il che non li aiuta nel formulare pensieri elaborati. Una maturazione cerebrale più lenta è spesso una concausa; ma quando a essa si uniscono problematiche emotive comportamentali, componenti sociali e di adattamento culturale, i bambini fuori dalla norma, che pure non presentano handicap rilevanti, aumentano di numero.

Questa multifattorialità rende difficile tracciare una linea di demarcazione tra normale e patologico. Su questa distinzione incidono, infatti, anche le attese della società. Prendiamo il caso dei bambini iperattivi con deficit di attenzione. Nel mondo preindustriale le loro caratteristiche non erano considerate atipiche o fuori dalla norma. L’evoluzione verso un tipo di vita più sedentario ha reso questi tipi meno adattabili ai ritmi di vita della società attuale. E tuttavia, una ricerca pubblicata nel 2011 su Applied Psychology: Health and well being ha dimostrato che i bambini con queste caratteristiche mostrano un miglioramento nella concentrazione e un maggior controllo dell’ impulsività quando hanno la possibilità di muoversi e di giocare all’aperto ogni giorno, ossia quando le condizioni ambientali sono più simili a quelle della società preindustriale in cui molto probabilmente erano apprezzati proprio perché, essendo più impulsivi, erano più pronti a reagire di fronte alle minacce. È evidente che una scuola troppo sedentaria e schematica non fa che accentuare il disadattamento di questi bambini.
Se invece di essere emarginati per le loro prestazioni insufficienti i bambini atipici vengono seguiti da adulti che credono nella loro capacità e volontà di migliorare a modo loro – come nel caso di Alessio – si crea il cosiddetto effetto Pigmalione: un clima fiducioso che favorisce l’apprendimento. Molti atipici infatti finiscono per imparare dai propri limiti così come altri imparano dai propri errori. Col tempo e con una maggiore conoscenza di sé scoprono strategie personali con cui far fronte alle loro défaillance, ad aggirare le difficoltà che nuovi apprendimenti presentano e spesso anche a sviluppare una maggiore tenacia nel tentativo di superare sé stessi.
Nel fare questo lavoro di compensazione, queste persone mettono in campo la loro creatività, il che le può portare a trovare soluzioni originali e anticonformiste. Si spiega così come uomini e donne che a scuola avevano risultati scadenti e su cui gli insegnanti non facevano previsioni ottimistiche, abbiano poi avuto successo nel lavoro e soddisfazione nella vita sociale. Tra gli atipici ci sono anche coloro che hanno doti intellettuali molto spiccate in alcuni ambiti e scarsi in altre. Queste discrepanze possono creare nei bambini e nei ragazzi che frequentano la scuola diversi problemi di adattamento. Pur avendo delle doti fuori dal comune questi giovani possono sentirsi poco considerati dagli insegnanti e dai compagni. Lui (o lei) ha la sensazione di essere incompreso e sottovalutato. Come reazione può quindi assumere atteggiamenti risentiti o provocatori, apparire impacciato nei rapporti sociali e vulnerabile. Può anche arrabbiarsi con sé stesso per non riuscire laddove dovrebbe e poi deprimersi fino a considerarsi un buono a nulla.
E’ questo il caso di Fabrizio, 9 anni, appassionato di informatica e brillante nel calcolo e nel ragionamento matematico, ma con grosse difficoltà nella lettura, nella scrittura e anche nel disegno che pure sarebbe una sua passione: difficoltà che persistono anche dopo gli esercizi di recupero. I reiterati insuccessi in alcuni ambiti dell’apprendimento hanno reso Fabrizio insicuro nel rapporto con gli insegnanti e irritabile con quei compagni che si prendono gioco delle sue défaillance. Sa di valere, ma gli mancano gli strumenti per dimostrarlo. È entrato in crisi da quando una delle maestre ha ventilato la possibilità di affiancargli l’insegnante di sostegno.
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Le caratteristiche che possono far giudicare ritardati coloro che hanno un ritmo di sviluppo diversi dalla norma pur avendo delle buone capacità in alcuni settori sono generalmente: difficoltà con compiti che richiedono memorizzazioni e abilità percettive; confusione nell’eseguire i compiti; scarsa autostima scolastica; difficoltà nella regolamentazione emotiva; immaturità sociale; difficoltà nelle capacità procedurali, come velocità di scrittura, organizzazione, ordinare in sequenza. Di contro possono avere una spiccata curiosità, elevati livelli di energia e attenzione, preferenza per situazioni nuove e complesse, ricerca di informazioni nuove, livelli elevati di sensibilità, capacità di stabilire connessioni tra idee, eventi e oggetti, grandi capacità nel risolvere problemi nei settori in cui hanno successo.
Sono noti i numerosi personaggi famosi che, scadenti o poco brillanti sui banchi di scuola, hanno poi rivelato doti e capacità insospettate. Tra di essi ci sono il premio Nobel per la letteratura Thomas Mann, Gandhi, Winston Churchill, Thomas Edison, il pittore Paul Cézanne e persino il fisico Albert Einstein a cui si deve questa frase spiritosa illuminante: “Se giudicate un pesce per le sue capacità di arrampicarsi su un albero, trascorrerà tutta la vita a credere di essere stupido”.
Articolo a cura del dottor Mauro Acierno