Il ciclo della violenza è caratterizzato da comportamenti che vanno da iniziali minacce e abusi verbali fino alla violenza agita, di tipo fisico e/o sessuale. Molte donne, ad esempio, raccontano di subire abusi dal partner in varie fasi. All’inizio la donna prova a tenere sotto controllo la situazione evitando di alimentare la sua ira, si sente costantemente in tensione (è già questo il momento giusto per chiedere aiuto esterno, dai familiari, ai professionisti, dalle forze dell’ordine ai centri antiviolenza).
Nella seconda fase il partener abusante perde il controllo e mette in atto il comportamento violento, la donna in questa fase si sente impotente e non reagisce per paura. Si arriva così alla terza fase. Dopo l’episodio di violenza, l’abusante potrebbe inizialmente sentirsi in colpa e chiedere scusa per il suo comportamento. Chiederà perdono e prometterà di non farlo più, di voler cambiare affinché la donna non si separi da lui, minacciando talvolta il suicidio. Inoltre sarà capace di presentarsi con dei regali e giustificherà la sua impulsività dando la responsabilità dell’accaduto alla donna stessa per essere stato provocato.

In realtà questa non è altro che una trappola, che inganna e incatena la vittima a illudersi di un cambiamento del compagno, continuando a costruirsi delle aspettative sulla coppia. Nelle relazioni violente, questo ciclo si ripete ininterrottamente crescendo d’intensità e pericolosità, col procedere della relazione la donna è sempre più in pericolo, fino ad arrivare, in. casi estremi ma fin troppo frequenti, alla morte. Nonostante le denunce pubbliche e i numerosi gruppi di sostegno, molte donne ancora non denunciano e scelgono di restare col partner violento.
La violenza nella coppia deve essere riconosciuta in tempi rapidi. La violenza di genere è un reato, bisogna prendere consapevolezza e intravederne i segnali. Gli studi finora effettuati spiegano che esistono dei fattori di rischio soprattutto in quei soggetti che hanno subito un abuso infantile; per questo hanno più probabilità di commettere il reato. Bambini che sono stati vittime o hanno assistito ad atti di violenza domestica, crescendo tenderanno più facilmente a sviluppare l’errata credenza che la violenza sia un modo lecito per risolvere i problemi. Più dettagliatamente i bambini maschi possono apprendere che le donne non sono esseri umani da rispettare, pertanto avranno maggiore probabilità di abusare del sesso femminile in età adulta. A loro volta le bambine femmine che assistono alla violenza domestica avranno maggiore probabilità di essere vittime dei loro partner da adulte e sviluppare delle dipendenze affettive.
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Quando non si chiede aiuto si vive un vero e proprio trauma emotivo, le emozioni che caratterizzano lo stato emotivo della donna maltrattata sono tante:
- Dolore psichico, umiliazione e sofferenza
- Rabbia verso il partner maltrattante o verso sé stessa
- Paura di essere picchiata, è importante sottolineare che ogni emozione quando è vissuta intensamente e per lungo tempo diviene un sentimento. Provare un sentimento di paura significa essere quella paura, e ciò influenza negativamente la capacità di pensare e scegliere lucidamente
- Angoscia
- Imbarazzo, vergogna delle emozioni sociali (ossia farsi vedere in pubblico)
- Senso di colpa, diminuisce il livello di autostima per non essere state brave a cambiarlo
- Senso di solitudine
- Impotenza, convinzione di non poter sfuggire alla situazione come se fossero predestinate a soffrire.
Il 25 novembre si celebra la giornata mondiale delle donne vittime di violenza. Stando agli ultimi report, 6 milioni e quasi 7 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
‘Non bisogna avere paura ma trovare il coraggio e la forza di reagire per sopravvivere e godersi il diritto alla vita.
Articolo a cura della dott.ssa Valentina Fortunato