L’effetto Draghi c’è già. Lo dicono i numeri. Una presenza straordinariamente ingombrante. La scelta di Mattarella è acuta e lungimirante. Bisognerà capire se la politica del Paese saprà cogliere l’occasione.
Due i fatti incontrovertibili nell’after-call a Mario Draghi: l’impennata di Piazza Affari e il calo dello spread tra Btp e Bund. Se questo è il buongiorno possiamo quantomeno nutrire la speranza che una figura di così alto profilo possa dominare le conflittualità del Paese.
D’altro canto parliamo di “Mr. Whatever it takes”, colui che nel 2012 resse la pressione dei mercati in fermento, quando il rischio di speculazione poteva affossare l’Euro e l’intera favola europea. E’ l’uomo che ha navigato nella tempesta. Infonde fiducia negli investitori e associa uno strumento decisivo come il Recovery Plan ad una consapevolezza di spesa e di programmazione.
Gli effetti diretti sul mercato hanno trasceso qualsiasi aspettativa. Lo spread a 103 punti base nella giornata di ieri ha fatto registrare i minimi da marzo 2016. Si prevede che nel caso di un governo Draghi si possa scendere sotto i 100 punti base, forse addirittura sotto i minimi del 2014-15.
Nel frattempo, stamattina, lo spread BTp/Bund si è attestato sotto i 105 punti base, confermando la tendenza di ieri nonostante un lieve aumento che, però, non va ad inficiare il differenziale.

Non è sbagliato allora definirlo “Super Mario”. Di certo il tentativo di di alleggerire in chiave “cartoon” il peso di un personaggio istuituzionalmente riconosciuto vuole essere di comodo. Serve l’uomo dei miracoli e al tempo stesso una figura amica, che piaccia, che alimenti consenso.
Draghi dal canto suo ha già cominciato ad allestire la tavola per i banchetto. C’è posto per i migliori. Circolano i primi nomi di spessore. Da Daniele Franco, 67 anni, Direttore Generale di Banca d’Italia e presidente Ivass, a Patrizio Pagano, Capo della Segreteria Particolare con alle spalle l’importante esperienza alla Banca Mondiale di Washington.

Gli alti profili che potrebbero entrare in gioco sono diversi. Draghi in questi anni ha allacciato rapporti e coltivato sinergie d’ufficio con i grand commis d’Europa. La sua preparazione e la visione europeista possono fare da contraltare alle difficoltà di dialogo con i vertici comunitari.
Occorre partire dai colpi in canna. E ne abbiamo più di qualcuno. Dalle prospettive offerte dal Premier incaricato alle reazioni dei mercati, dai 209 miliardi di Euro da investire nel Recovery, alle potenzialità dei nostri giovani nelle discipline STEM, alla tenuta di ferro dell’industria manifatturiera italiana nell’anno drammatico del 2020.