“Le ascese al Velino e al Sirente nell’Ottocento. Linee di storia dell’esplorazione appenninica” è il titolo del libro di Filiberto Ciaglia, per Edizioni Kirke, uscito da poco nelle librerie e che ripercorre la storia delle ascese sul monte Velino e sul Sirente, conducendo il lettore alla scoperta della grande avventura che caratterizzò l’esplorazione delle più alte vette del Parco Naturale Regionale Sirente Velino nell’Ottocento.
“Già da un triennio questa linea di ricerca rientrava nei miei progetti – racconta l’autore ad AZ Informa – Se dovessi individuare un punto di partenza, può certamente essere il breve pezzo che scrissi a proposito di Leon Battista Alberti e delle sue considerazioni sul Monte Velino espresse nel XV secolo, pubblicato dal quotidiano “Il Centro” nel giugno del 2019. Mancava in letteratura uno studio sulla storia dell’esplorazione delle catene montuose del Velino e del Sirente, un’assenza che si inquadra nel più generale gap che affligge la storia e la geografia della Marsica rispetto ad altri contesti territoriali, con particolare riguardo all’epoca moderna (XV-XIX secc.), fronti su cui sono attivo assieme ad altri studiosi del nostro territorio.”
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L’insieme dei resoconti d’ascesa, alcuni dei quali sconosciuti al pubblico, contribuisce alla riscoperta di un vasto universo di botanici, geologi, artisti, ingegneri e scalatori propriamente detti, italiani e stranieri, che scandirono le tappe della scoperta delle montagne dell’Abruzzo. L’avvincente racconto, però, è frutto di un costante e preciso lavoro di ricerca, non scevro da difficoltà, soprattutto con riferimento alla ricognizione delle fonti a stampa ottocentesche.
“Le esplorazioni riemerse nel saggio sono frutto di un’opera di scandaglio dei resoconti d’ascesa dell’epoca, fonti che per la prima metà dell’Ottocento corrispondono ad articoli scientifici e alle monografie realizzati da naturalisti e geologi provenienti dalle accademie – sottolinea Filiberto Ciaglia – mentre per quanto riguarda la seconda metà del secolo si inscrivono nell’ampia pubblicistica del Club Alpino Italiano che in quel tempo divulgava la scoperta geografica e alpinistica delle Alpi e dell’Appennino attraverso i suoi periodici. La seconda difficoltà fa riferimento, come spesso accade, alla formulazione della domanda di ricerca a cui ho dedicato il primo capitolo, che tenta di spiegare al lettore le motivazioni alla base del lavoro e le possibili prospettive future.”
«Il primo merito di questo lavoro è di offrire delle letture suggestive e sorprendenti, soprattutto per chi conosce il Sirente e il Velino di oggi – scrive nella prefazione Stefano Ardito – Il secondo merito, altrettanto importante, è di rompere il “Gransassocentrismo” che caratterizza da oltre un secolo la comunicazione sull’Abruzzo e i suoi monti».
Secondo lo studioso, infatti, il merito del volume di Filiberto Ciaglia si individuerebbe, tra l’altro, nella volontà di ampliare gli studi anche su vette che non sono state spesso oggetto di valutazioni scientifiche, a differenza del più maestoso Gran Sasso.
“Nel capitolo relativo alla domanda di ricerca – aggiunge l’autore marsicano – faccio riferimento alla lacuna riferibile agli studi storico-geografici delle catene montuose del Velino e del Sirente rispetto alla gamma di studi riguardanti il Gran Sasso d’Italia. Stefano Ardito – che ringrazio per la bella riflessione sul lavoro – sostiene che il saggio in qualche modo rompa la “narrazione gransassocentrica” che ha caratterizzato lo studio dell’Appennino abruzzese fino al giorno d’oggi da oltre un secolo, in nome di un allargamento degli studi agli altri massici e al loro profondo portato geostorico che deve tornare alla ribalta nel quadro di un più vasto approfondimento della storia territoriale.

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Il libro, che ha ricevuto il patrocinio culturale del Parco Regionale Sirente Velino, del CAI Gruppo regionale d’Abruzzo e del CAI sezione di Avezzano, si rivolge, inoltre, a studiosi e appassionati, ma vuole anche contribuire ad arricchire le cronache e le narrazioni del territorio attraverso progetti e iniziative concrete, come racconta lo stesso autore.
“Credo che gli studi storico-geografici debbano inoltre essere recepiti dalle politiche territoriali, cercando di traslare nel paesaggio i risultati emersi e – quando possibile – utilizzarli per arricchire la narrazione del territorio – conclude Filiberto Ciaglia – Questo aspetto, concretizzatosi in una proposta rivolta al Parco Regionale Sirente Velino nella postfazione, è stato accolto con interesse dal presidente e dal direttore dell’Ente Parco, con i quali è in programma un’opera di innesto delle cronache affiorate nella valorizzazione dei sentieri escursionistici (attraverso tabelle verticali con QR Code, illustrazioni, foto d’epoca ed estratti del lavoro) nella speranza che questo deciso intervento di potenziamento ( e di recupero) della carica simbolica del paesaggio montano del parco – già attuato in altri palinsesti territoriali, specie nell’arco alpino – conduca a un aumento della curiosità e dell’interesse nei confronti delle nostre montagne. C’è stato un tempo, neanche troppo lontano dal nostro, nel quale il Sirente e il Velino appartenevano ancora a una dimensione d’ignoto. La fascinazione dell’altrove, suscitata dalle vette nei confronti dei pionieri protagonisti della loro scoperta, è alla base di questa grande avventura.”
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