San Benedetto dei Marsi. “Altro che paura, l’orsa Amarena non era affatto aggressiva, era sulle quattro zampe, quando Andrea Leombruni le ha sparato alle spalle con un proiettile calibro 12 che le ha perforato il polmone causandone la morte per dissanguamento. La perizia dei veterinari smonta anche l’ultima difesa del suo uccisore e conferma quanto avevamo sostenuto fin dall’inizio: Amarena è stata assassinata a sangue freddo”.
Come riportato dall’Agenzia Dire, lo afferma Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell’Ambiente. La deputata ricorda altri elementi a carico del Leombruni riassunti nel dettagliato esposto-denuncia tempestivamente presentato da LEIDAA, ad esempio che la presenza dell’orsa Amarena, quella notte, in paese, era segnalata: l’uomo avrebbe potuto e dovuto chiamare le forze dell’ordine, già allertate, che sarebbero intervenute tempestivamente, e comunque avrebbe dovuto, come hanno fatto altri in quelle ore, ‘porre in essere semplici ed efficaci azioni dissuasive’, come la produzione di suoni o la proiezione di luci.
“Del resto – sottolinea Brambilla – l’orsa non aveva mai mostrato segni di aggressività né aveva mai rappresentato un concreto pericolo per l’incolumità dei tanti cittadini che per anni l’hanno incontrata, anche con i cuccioli al seguito. Non era aggressiva, come dimostra la perizia, neppure quando è stata uccisa. Non solo non ci sono attenuanti, ma ci sono tutte le aggravanti: la legge va applicata con il massimo rigore. Se fosse già stata approvata la mia proposta di legge, attualmente all’esame della commissione Giustizia della Camera, l’uccisore di Amarena pagherebbe con anni di carcere. LEIDAA ha denunciato Leombruni e si costituirà parte civile. A chiunque salti in testa di gestire con la violenza la presenza degli orsi riserveremo lo stesso trattamento”, conclude.
Leombruni, 56enne di San Benedetto dei Marsi titolare di una norcineria in paese, è indagato per uccisione di animale “per crudeltà o senza necessità”. Nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre ha sparato all’orsa Amarena, animale simbolo dell’Abruzzo e da tutti ben voluta. All’agenzia Ansa dichiarò “Ho sparato istintivamente vicino al mio pollaio quando l’ho vista davanti a me con le zampe alzate“.
Dichiarazioni che contrastano con le prime indiscrezioni sulla perizia disposta dalla Procura di Avezzano. Il colpo, mortale, ha centrato il fianco dell’animale provocandone la morte per dissanguamento, come stabilito dai veterinari del dipartimento di medicina veterinaria dell’Università degli studi di Teramo che hanno eseguito l’esame autoptico.
Dopo lo sparo i due cuccioli che erano con lei al seguito fuggirono. Nei giorni immediatamente successivi il PNALM, attraverso un importante dispiegamento di uomini e mezzi, si adoperò per rintracciarli e, dopo averli più volte osservati, ha pubblicato costantemente gli aggiornamenti sulle loro condizioni attraverso i propri canali social, Facebook soprattutto. Da cinque giorni, però, non si hanno novità e l’opinione pubblica chiede di essere ragguagliata. Per chi vorrebbe avere notizie fresche e aggiornate c’è anche chi preferirebbe che i riflettori si spegnessero, cercando di fare calare l’attenzione mediatica attorno ai due piccoli plantigradi.
Al tempo stesso c’è preoccupazione: l’uccisione dell’orsa Amarena ha colpito la comunità abruzzese e varcato i confini regionali attirando attenzioni da tutta Italia e non solo. In molti chiedono aggiornamenti sui cuccioli ma c’è anche chi ha paura che possano essere stati persi di vista o peggio. La comunicazione del Parco al momento resta in silenzio ma, sotto agli ultimi post (con diverse tematiche), compare un commento reiterato più volte:
“Non c’è nessun complotto e tanto meno alcuna censura. Alcuni commenti sono stati cancellati o perché contenenti ingiurie/calunnie, o perché connotati da toni fortemente aggressivi e denigratori, o perché fuori tema rispetto all’oggetto del post sotto il quale erano scritti. Per quanto questo aspetto, in particolar modo su Facebook, sia ignorato da molti, anche sui social, come nella vita di tutti i giorni, abbiamo bisogno di rispettare regole per un buon vivere comune. Il tono, la frequenza e l’aggressività di alcuni messaggi ci hanno costretto a dover chiudere i commenti sotto i nostri post e bannare più persone. Torneremo ad aggiornare, come sempre fatto, tutti e tutte sui cuccioli di Amarena ma usare (abusandone) la libertà di espressione come scusa per poter inondare di odio e falsità ogni nostro post non aiuta il confronto. Di qui in poi, la gestione dei commenti sarà dunque questa. Le critiche, civili e costruttive, troveranno sempre spazio su questa pagina. La rabbia e l’odio ingiustificato no”.