L’allarme era stato lanciato dal presidente di Confindustria Moda, Cirillo Marcolin. La fotografia della dinamica in forte calo del fatturato annuale, in riferimento all’anno 2020, è un’istantanea drammatica per il settore. Secondo il dato preliminare del fatturato, l’industria italiana della moda ha perso 25 miliardi di euro rispetto al 2019, pari ad una percentuale del -26%.
Numeri impietosi a battere il chiodo su una crisi già conclamata. L’intero comparto della moda è reduce da anni difficili. L’emergenza pandemica e le durissime restrizioni alle quali i commercianti sono costretti hanno ulteriormente peggiorato il quadro.

“Stiamo ballando sul filo del rasoio. Le nostre sollecitazioni trovano ragione nella misura in cui si intervenga prima del collasso, non dopo. Questa categoria è evidentemente bistrattata. Siamo quelli che hanno visto la saracinesca chiusa più a lungo degli altri. In Abruzzo ancor più che nelle altre regioni. Vorrei chiedere quante volte è accaduto nell’ultimo anno che una nostra attività commerciale sia stata riconosciuta come focolaio Covid. O semplicemente quanti siano stati sanzionati per non essersi adeguati alle disposizioni di prevenzione al contagio. Ci siamo uniformati alle normative. Abbiamo investito pur essendo in difficoltà”.
E’ quanto affermato alla nostra redazione dal presidente provinciale della Federazione Moda Italia, nonché Consigliere nazionale della stessa FMI, Riccardo Savella. Stando ad un’indagine in sinergia tra Federazione Moda Italia e Confcommercio, in stretto riferimento ai saldi invernali, il dato delle vendite nel mese di gennaio 2021 ha registrato una discesa in picchiata quantificabile in percentuale con un valore negativo del 41%. Questo per quanto riguarda le vendite di abbigliamento, calzature e accessori.
“Ciò che vorremmo far capire è che questo comparto genera Pil. Non siamo proprio l’ultima ruota del carro. Al contrario. Dobbiamo imparare a dare occasioni alla cerimonia d’acquisto. Esiste un rapporto personale tra commerciante e acquirente. C’è un sorriso condiviso che rende unica l’esperienza della vendita. E con questo non intendo che rappresentiamo la panacea di tutti i mali. Ma neppure va sottovalutato l’effetto emotivo e psicologico”.

La situazione, a detta di Savella, ben oltre il limite sopportabile, è esasperata dalla mancanza di sostegni liquidi. Coi ristori in ritardo e una struttura di sostegno inadeguata rispetto alle necessità del comparto moda, non si finisce soltanto col mettere in ginocchio i commercianti, bensì si svilisce il valore di un settore chiave dell’economia nazionale, da sempre leader di prestigio in tutto il mondo. Attraverso una nota diffusa dall’ufficio stampa della Federazione Moda Italia Provinciale, lo stesso Savella aveva chiesto all’esecutivo regionale di sostenere le istanze presso il Governo per un intervento strutturale che potesse dare un segnale di presenza.

“Non siamo più importanti di altri, va però compreso l’indotto cittadino del commercio legato alla moda. Avezzano ad esempio è il centro nevralgico della Marsica. E lo è per la portata dell’offerta d’acquisto”. Come dire che il sano vecchio shopping del fine settimana era pratica abituale e ragione di raccordo dei cugini vicini di casa prima ancora che degli stessi cittadini avezzanesi. “Solo Pescara veicola più traffico, per evidenti ragioni di portata geografica. Ecco allora che abbiamo il dovere di chiedere di più. E se il governo pensa di risolvere i nostri problemi intervenendo sulle bollette e sui canoni d’affitto – ha concluso il presidente Savella – allora siamo molto lontani dall’uscirne”.