L’Aquila. Juan Carrito continua a girovagare da orso libero e dopo una brevissima capatina in paese a Roccaraso, ha preso di mira un paio di masserie isolate, come tante se ne trovano tra le montagne d’Abruzzo. Qui ha predato alcune galline e una povera capretta, comportandosi da quel che è: un orso pronto ad approfittare delle opportunità che gli si offrono. Sul punto è intervenuto l’associazione “Salviamo l’Orso“.
“Sembra che tale comportamento abbia improvvisamente risvegliato la volontà di qualcuno di mettere fine alla sua libertà con la motivazione che Juan Carrito sarebbe pericoloso. Vogliamo ribadire la nostra posizione e far si che tutti gli attori in campo ne siano informati: SLO ha approvato tutti i tentativi di allontanare l’orso da Roccaraso e prima di allora le azioni di dissuasione portate avanti dagli enti sin dal marzo scorso. Purtroppo la dissuasione su Carrito non ha funzionato (crediamo che su questo, tutti, siano d’accordo) per cui dopo la prima traslocazione si è resa necessaria una seconda cattura con captivazione temporanea in quel di Palena, in attesa di condizioni favorevoli ad un secondo rilascio, avvenuto poi secondo i piani di Ministero, ISPRA, Regione e Parchi Nazionali”.
“Dopo questo secondo rilascio l’animale ha vissuto da selvatico per diciannove giorni visitando ampie zone del massiccio della Majella, passando vicino a qualche paese senza mai entrarvi e rimanendo invisibile, cosa non facile visto il grado di antropizzazione delle nostre montagne, poi è sceso brevemente verso Rivisondoli e Roccaraso e dopo aver fatto capolino in paese ha ripreso il suo girovagare durante il quale, come si diceva all’inizio, Juan Carrito ha predato degli animali domestici da cortile, fatto per niente eccezionale, comportamento comune a qualsiasi orso che abbia la ventura di trovare sulla sua strada un pollaio o una stalla che non siano adeguatamente difesi”.
“Insomma secondo noi c’è da ritenersi soddisfatti su come per adesso si sta comportando un animale dato da tutti per perso e inadatto a tornare ad una vita selvatica. Per cui se è vero, come alcune voci ci hanno riportato, che la Regione, il Ministero, l’ISPRA o addirittura uno dei parchi nazionali (PNALM e PNM) abbia proposto la rimozione definitiva di Carrito per queste 2 predazioni ebbene lo diffidiamo a mettere in atto un piano che incontrerebbe la più forte opposizione nostra e di tutte le associazioni ambientaliste regionali e nazionali”.
“Opposizione che non si limiterebbe alla protesta ma includerebbe l’immediato ricorso a tutti i mezzi legali a nostra disposizione, mezzi che abbiamo già dimostrato di saper usare efficacemente grazie ad una agguerrita pattuglia di avvocati che per non perder tempo prezioso quel ricorso ce l’hanno già pronto in brutta copia. In verità non vogliamo credere a queste voci specialmente quando Carrito sembra finalmente in grado di correggere i suoi comportamenti più ‘domestici’ e saremmo onestamente sorpresi che gli enti decidessero proprio ora di gettar la spugna”, conclude l’associazione.
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