L’orsetto marsicano più amato d’Abruzzo, Juan Carrito, ha iniziato una nuova vita in una zona naturale e isolata del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Sono di poche ore fa, infatti, le prime immagini (qui il video), riprese dai guardiaparco, dopo il rilascio dell’orsetto, figlio di Amarena, nella speranza che vada presto in “ibernazione”.
La traslocazione è avvenuta lo scorso 7 dicembre da Roccaraso, con lo scopo di provare ad indurre l’animale a modificare il proprio comportamento condizionato dal cibo “antropico” e dalla estrema confidenza nei confronti delle persone.
L’orso, monitorato in questi mesi da un collare GPS, è stato protagonista nel corso del tempo di vere e proprie scorribande tra i vari paesi marsicani e non solo: l’ultima in una pasticceria del centro di Roccaraso, luogo dove si era stabilito da circa due mesi e ha potuto rafforzare il comportamento confidente e condizionato dall’assenza di misure di prevenzione adeguate.
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Tra i posti frequentati dall’orso bruno marsicano anche una stalla nei pressi di Ortona dei Marsi (QUI L’ARTICOLO), o abitazioni disabitate nei pressi di Collarmele (QUI L’ACCADUTO), ma questa estate avremmo potuto incontrarlo anche per le strade di Pescina, alla ricerca di cibo (QUI L’ARTICOLO).
“Un orso che mangia tra i rifiuti ricercherà quel tipo di odori e sarà portato a ricercarli. Ritroverà quegli odori nelle case, ecco allora che sarà spinto dal suo istinto a irrompere all’interno in cerca di nutrimento, creando problemi per chi le abita e per l’orso stesso”, così commentava Paolo Forconi, zoologo marchigiano all’indomani di una ennesima incurisione del figlio di Amarena nei pressi di Villalago.
“L’insieme delle condizioni in cui M20 – Juan Carrito ha passato gli ultimi mesi ha contribuito a rafforzare il suo condizionamento verso il cibo facile, vanificando gli sforzi messi in campo – si legge nella nota del PNALM – Inoltre, volendo guardare ai prossimi mesi, la giovane età, la sua indole e la presenza costante di cibo sono alcuni degli elementi che possono contribuire a ridurre la durata del periodo di svernamento, aumentando notevolmente quindi il rischio che l’orso possa continuare a frequentare il centro abitato di Roccaraso, che essendo la più grande stazione sciistica dell’Appennino, durante la stagione invernale registra presenze di migliaia di turisti, certamente impreparati all’incontro con un orso, con gravi rischi sia per l’incolumità pubblica, sia per l’orso stesso”.

Una scelta quella del Parco che risulta necessaria e doverosa sia per proteggere l’animale e permettergli di ristabilire una reale e naturale connessione con il proprio habitat, ed evitare tristi episodi come quello dello scorso 19 ottobre in cui un orso è stato ucciso mentre tentava di attraversare l’autostrada, sia per tutelare allevatori, contadini e l’intera collettività.