LA MISSIONE GREEN ALLA BASE DELLA NUOVA POLITICA
“People, Planet, Prosperity”. E’ l’inno alla missione governativa dell’Italia 4.0. C’è tecnologia, industria, innovazione. E poi anche una sorta di terapia d’urto che vuole sposare a 360 gradi la politica di contenimento del danno ambientale.
L’uscita dalla pandemia non vuole essere solo la ripresa economico-sociale interna ai confini nazionali. Deve essere molto di più. Non è più tempo di restare in coda, l’Italia che verrà dovrà uscire dagli schemi marginali degli ultimi vent’anni e ricondurre ad un atteggiamento leader, soprattutto in ambito ambientale. In questo la vera forza motrice sarà rappresentata dalle nuove generazioni. “I giovani italiani che prenderanno il nostro posto, anche qui in questa aula, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo”. E’ quanto dichiarato ieri al Senato, e stamattina alla Camera, dal Premier incaricato nel confronto con gli attori politici in riferimento al programma di mandato.
Nel progetto ad ampio respiro del neo presidente, la transizione ambientale riveste un ruolo nevralgico. “Insieme al Regno Unito punteremo sulla sostenibilità e la “transizione verde” nella prospettiva della prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, con una particolare attenzione a coinvolgere attivamente le giovani generazioni”. E’ quanto dichiarato ieri al Senato dal Premier incaricato nel confronto con gli attori politici in riferimento al programma di mandato.
I NUMERI DELLA FILOSOFIA GREEN
Stando ai numeri emersi dal Rapporto Greenitaly, nell’ultimo quinquennio il 31,2% delle aziende del settore imprenditoriale extra-agricolo ha investito in risorse e tecnologie green, e cioè una su tre. Il che, tradotto in unità, significa 432mila imprese italiane dell’industria e dei servizi.
E’ importante considerare il risvolto della reazione imprenditoriale alla crisi pandemica e alle variabili incontrollabili del mercato. Secondo i dati ad un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, le imprese che hanno avviato un percorso di adeguamento alla green economy, si sono mostrate più salde nel gestire le difficoltà. Maggiori le esportazioni e, quindi, migliori i bilanci aziendali.
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Sempre secondo il rapporto GreenItaly, le imprese dal forte impatto green, in ragione di un’acclarata missione ambientale, hanno tenuto botta con più agilità. E allora sarà fondamentale stimolare una nuova mentalità a partire dai giovanissimi. Le scuole e gli istituti tecnici nazionali dovranno mettere al centro l’ambiente e le nuove pratiche di ecosostenibilità. “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane. Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare”.
RECOVERY FUND STRUMENTO CHIAVE PER TORNARE IN PRIMO PIANO
Stando alle parole di Draghi, nell’ottica di un cambiamento epocale, il Recovery Fund sta all’attuale programmazione di investimenti nazionali come 73 anni fa l’European Recovery Program del Piano Marshall. Siamo dunque di fronte ad un crocevia naturalmente decisivo, che segnerà il futuro del nostro paese. Il Piano Green trasformerà il modello di produzione e di consumo della nazione, di pari passo rispetto a quanto accadrà in Europa.
L’obiettivo è ricreare un secondo dopo-guerra, tracciare la strada del rilancio attraverso il patrimonio produttivo italiano ma con largo impatto ambientale, perché la sfida alla sostenibilità è da un lato l’unica strada per preservare le future generazioni, dall’altro la chiave per essere al centro delle dinamiche economiche e industriali del pianeta.