L’INFLUENZA STAGIONALE MESSA ALL’ANGOLO DAL COVID
L’attività influenzale è ai minimi storici. Lo ha spiegato l’Istituto Superiore per la Sanità, “nella seconda settimana del 2021, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali continua ad essere stabilmente sotto la soglia basale con un valore pari a 1,5 casi per mille assistiti. Nella scorsa stagione in questa stessa settimana il livello di incidenza era pari a 8,5 casi per mille assistiti”.
Nessun nuovo ceppo virale influenzale isolato da inizio 2021. L’Italia non è un’eccezione, la stessa tendenza si osserva in Europa e in America. L’incidenza della sindrome per ogni mille assistiti è pari 1,6 casi. Lo scorso febbraio erano 5,6 milioni gli italiani a letto. Quest’anno invece è stato registrato meno di un terzo dei casi, nel dettaglio poco più di 1 milione e 600 mila casi di influenza stagionale.

La spiegazione va ricercata nel cambiamento dello stile di vita della popolazione. La riduzione drastica delle uscite e dei rapporti sociali, l’uso permanente della mascherina, più in generale le accortezze assunte per prevenire il Covid hanno messo all’angolo i contagi da influenza “invernale”. Nonostante la curva oscilli di settimana in settimana, è costantemente, abbondantemente, al di sotto della media di stagione.
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Il più grande dei serbatoio di diffusione dell’influenza stagionale è la scuola. I bambini rappresentano il principale veicolo di trasmissione dei virus classici e, se mascherina e distanziamento creano un impedimento reale ai contagi, anche in virtù degli anticorpi che abbiamo sviluppato nel corso degli anni, nel calo del Covid, rallentano ma non impediscono la corsa del Coronavirus, ancora sconosciuto alla scienza e al nostro organismo.
Vanno considerate poi le sostenute somministrazioni dei vaccini in autunno, in ragione dell’emergenza sanitaria, a scongiurare confusione nell’accertamento dei sintomi.

Secondo quanto riferito dall’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il sistema di sorveglianza integrata per l’influenza stagionale, nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è stata pari a 2,91 casi per mille assistiti, mentre si attesta a 0,98 casi nella fascia di età 5-14 anni, 1,36 nella fascia 15-64 anni e 1,10 per quanto riguarda gli over 65.
Due a questo punto i timori circa un’eventuale futura esplosione del virus stagionale. Da un lato l’ipotesi che il sovrapporsi di un’ondata influenzale e di una terza ondata Covid possa gravare sul sistema sanitario, già duramente sottoposto a stress. Dall’altro il calo dei livelli di immunità all’influenza potrebbe causare nuove forme epidemiologiche nel prossimo autunno.

Va sottolineato, però, che l’intasamento degli uffici di monitoraggio, sempre per via della pandemia, ha generato un rallentamento sensibile della conta influenzale. I dati perciò, nonostante un’acclarata tendenza di base, non sono da considerarsi definitivi. Sarà sufficiente ricordare che Calabria e Sardegna non hanno ancora fornito il report relativo agli assistiti.