GLI ESPERTI – by Dott.ssa Valentina Fortunato
La sindrome del Burn-out è stata identificata come specifica malattia professionale degli operatori. Il bour-out si distingue dallo stress, non è un disturbo della personalità, bensì del ruolo lavorativo e spesso colpisce non soltanto il singolo operatore, ma l’intero sistema d’aiuto.
I sintomi con cui si manifesta possono essere diversi, su tutti il disinvestimento sul lavoro, comportamenti autodistruttivi e comportamenti eterodistruttivi rivolti agli utenti.
Le cause principali della sindrome sono da ricondurre all’eccessiva idealizzazione della professione d’aiuto, alla mansione frustrante o inadeguata rispetto alle aspettative e all’organizzazione del lavoro disfunzionale o patologica.
Nel contesto di un reparto adibito al Covid-19, gli infermieri sono a rischio Burn-out poiché vivono in prima linea, a contatto con pazienti gravemente ammalati e sofferenti, e soprattutto soli, lontani dai parenti, che spesso vanno incontro alla morte. L’infermiere che assiste questi ammalati può empatizzare eccessivamente, entrando in uno stato d’animo depressivo e rassegnato, che non risulta però di sostegno al paziente. Gli infermieri sono continuamente a contatto con la sofferenza e con la morte, hanno un ruolo anche di supporto molto delicato, che aggrava la complessità della loro assistenza.
E’ fondamentale per il benessere individuale e collettivo prevenire il Burn-out; qualora l’operatore dovesse sperimentare questo disagio, è consigliabile rivolgersi ad uno specialista, con lo scopo specifico di formare gli operatori sul rischio Burn-out. E’ fondamentale migliorare le relazioni con il malato e valorizzare il contributo assistenziale di ciascuno per rafforzare la percezione di autoefficacia, con l’obiettivo di un miglioramento dell’organizzazione lavorativa.