ALCOOL, DROGA, VIOLENZA, VANDALISMO: I NUOVI MOSTRI ESASPERATI DAL COVID
Il Covid è solo un’aggravante. Il problema c’è e va ricercato nelle nuove tendenze giovanili, nei modelli genitoriali, nella crisi delle istituzioni scolastiche, nel mito dell’alcool, nella presenza radicata, quasi tentacolare della droga sull’intero tessuto sociale.
Le nuove generazioni, i nativi digitali che non conoscono più limiti all’appagamento della curiosità, vivono il mondo da vicino, senza filtri. Vivono la sfida come momento goliardico, come riconoscimento di personalità. Il mito del social non deve decadere quando si esce di casa e si vive la vita reale, e allora il colpo di scena non può e non deve mancare. Torna l’insicurezza giovanile come timore di esclusione. La paura di non essere abbastanza. Si fanno e si dicono cose nel nome dello standard, ci si adegua a quanto richiesto da una società viziata.
GLI EPISODI RECENTI NELLA MARSICA
E’ dell’ultimo weekend la denuncia lanciata dalle istituzioni in ragione di episodi di facile condanna. Prima lo sfogo del sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio, a denunciare gruppi di giovani del posto. “Turbe di ragazzi e ragazzini (a volte anche minorenni) ubriachi e “su di giri” che urinano e vomitano nel parco di Piazza Duca degli Abruzzi e nel centro storico. Locali di Piazza Obelisco e di Piazza Duca degli Abruzzi al di fuori dei quali si creano assembramenti di molti giovani e giovanissimi che il sabato pomeriggio iniziano ad alcolizzarsi con campari e birre a partire dalle 15. L’autoambulanza alle 19 che preleva alcuni di loro, in coma etilico suppongo. Verso le 20:30 altri che si divertivano a tirare pietre su via Marconi nei pressi dell’incrocio del viale della stazione. Tutto ciò è il sabato pomeriggio nella nostra realtà cittadina e sinceramente ritengo che sia inconcepibile e inaccettabile”.

Alcool e atti di vandalismo, il tutto in un regime di restrizioni a presa dura, e quindi in atteggiamento contrario alle normative di prevenzione della diffusione del virus. Poi le parole di Don Claide, parroco della Cattedrale dei Marsi di Avezzano. “Frotte di ragazzi (e non solo) in piazza, senza alcuna precauzione né controllo. Scuole chiuse. Non comprendo il senso”.
Sui social si sono rincorse le segnalazioni di assembramenti e comportamenti fuori da ogni logica di prevenzione. Questo nel fine settimana che ha annunciato la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, eccezion fatta per i presidi dell’infanzia.
Ecco allora il vuoto istituzionale. Se da un lato si rende necessario il massimo provvedimento di contrasto alla pandemia, dall’altro emerge la pecca nel controllo sul territorio. In un regime di restrizioni che si rispetti le autorità politiche e le forze dell’ordine hanno l’obbligo di arginare le occasioni di contagio; in caso contrario si perde il senso del sacrificio delle famiglie costrette al prolungarsi della didattica a distanza.

D’altro canto sono le stesse famiglie a dover scongiurare atteggiamenti contrari al rispetto delle regole. Dall’educazione civica imposta dai genitori passa il comportamento dei figli. E l’ultima cosa da fare è rimbalzarsi le responsabilità. E’ dovere di tutti, secondo i propri strumenti, garantire che certi episodi non si ripetano. Dalle alle autorità di vigilanza alle famiglie stesse; se non, evidentemente, al buonsenso e all’educazione delle nuove generazioni.
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ANSIA E RABBIA ADOLESCENZIALI FOMENTATE DAL COVID
Secondo uno studio recente realizzato dal Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinic della Sapienza di Roma, la solitudine causata dal Covid sarebbe collegata a sintomi di interiorizzazione come depressione, ansia generalizzata e ansia sociale. Se portata all’estremo, la condizione di isolamento può innescare una condizione psicologica caratterizzata da un profondo senso di inutilità e più gravi problemi di salute fisica e mentale come dipendenza dalla rete, ideazione suicidaria e uso di sostanze stupefacenti.
Siamo di fronte ad una complessa situazione di fragilità emotiva e sociale. Ecco allora che nelle poche occasioni di confronto sociale, in cui si nutrono in via eccezionale i rapporti coi coetanei, si tende a spettacolizzare quei momenti.

DI PANGRAZIO, OCCORRE INTERVENTO DELLA QUESTURA
Le amministrazioni cittadine si pongono a metà strada tra la legge e le esigenze dei cittadini. Giovanni Di Pangrazio, sindaco di Avezzano, commenta con rammarico quanto accaduto nel fine settimana. “Sono consapevole delle difficoltà dei nostri giovani. Trascorrono intere settimane in casa, davanti al computer. Capisco il bisogno di sfogarsi. il punto è che lo sfogo deve rispettare il momento e il sacrificio collettivo. In questo è necessario che da un lato i commercianti abbiano un’accortezza nella somministrazione dell’alcool, dall’altro che la Questura detti una linea di coordinamento di sicurezza pubblica. Che licenzi una circolare alle forze dell’ordine – ha concluso Di Pangrazio – per un’efficace campagna di prevenzione e, se necessario, di sanzioni. Quello che cioè è stato fatto da marzo a maggio scorsi”.
LA TESTIMONIANZA DI UNA PRIVATA CITTADINA
Diverse le voci di interdizione in merito agli avvenimenti di sabato. Di seguito una parte del pensiero di una privata cittadina, apparso sulla propria pagina social. Un resoconto crudo e inquietante di quanto accaduto in pieno centro ad Avezzano. “Quella di sabato sera è stata una giornata da far west, senza freni e senza buonsenso, senza un minimo di civiltà e soprattutto senza alcuno spirito di autoconservazione.
Nel famigerato parcheggio dei Portici, schifosissimo raduno di giovani perduti, bottiglie lanciate contro i cassonetti posti sul retro dei locali e divenuti ormai fonte di sporcizia di ogni tipo, pezzi di vetro ovunque, bicchieri ancora mezzi pieni lasciati a terra, e poi immondizia varia, angoli presi d’assalto come latrine, dove rivoli di urina, a causa delle pendenze, scivolano lungo il marciapiede condominiale formando un tutt’uno con sputi e vomiti.
Ad arricchire il quadro d’insieme, liti, minacce aggressive, il timore concreto che qualcuno possa essersi fatto male e quello, potenziale, che tutti coloro che vivono all’interno del comprensorio di Via Marconi provano quotidianamente, data la totale mancanza di tutela e di presidi di legalità che, sollecitati ad intervenire, declinano in modo evasivo e sbrigativo”.