Esattamente un anno fa veniva pubblicata dall’agenzia Reuters la foto di un bambino cinese che, spensierato e felice, mangiava un gelato dopo la quarantena. Lo scatto era stato fatto da Aly Song a Xianning nella provincia cinese di Hubei, epicentro della pandemia dodici mesi fa.
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Fiducia e felicità erano i sentimenti che quel semplice momento trasmetteva a chi, come noi, era dall’altro lato del mondo nel cuore di un tunnel che sembrava non avere fine. In Italia, vedendo quella foto, ci si aggrappava alla speranza che tutto sarebbe finito presto e che si sarebbe tornati a gioire di un gelato in libertà il prima possibile. La sensazione di allora non ha deluso le aspettative, almeno per i mesi estivi del 2020, ma poi la situazione è peggiorata di nuovo e sebbene, in teoria, ad oggi si potrebbe andare a prendere un gelato e mangiarlo in casa o per strada, da soli e a distanza da altre persone, il gusto di libertà non c’è ancora. Almeno per ora.
In Cina nel marzo 2020 i negozi avevano iniziato a rialzare le serrande, anche in quella provincia teatro della tragedia, dove tutto è partito. Lì ora la normalità sembra essere ormai tornata. Lì il virus sembra ormai un ricordo. Nemmeno una settimana fa, infatti, è stato inaugurato il primo treno turistico in partenza da Wuhan, capoluogo della provincia centrale cinese di Hubei, per un tour di due giorni. Il convoglio, con a bordo quasi 900 turisti, ha raggiunto la città di Xiangyang e ha permesso ai viaggiatori di far visita ad una famosa location cinematografica e altre destinazioni turistiche.
In Italia la strada sembra ancora in salita. Molti i contagi che si registrano giornalmente e soprattutto i decessi non diminuiscono. L’unica speranza è rimessa nella campagna vaccinale e in un’accelerazione della stessa. Anche perché oggi non si deve solo combattere il virus ma anche una crisi economica mai vista che ha messo in ginocchio milioni di lavoratori di ogni settore. Ristori, contributi, sostegni sono solo palliativi, ma la realtà è che l’economia è ferma e l’unica soluzione è un’attenta programmazione di riaperture.
Solo la vaccinazione di massa può risanare le ferite del nostro Paese, ma a ben vedere le parole divergono dai fatti. Basti pensare che in Abruzzo, sebbene la performance di dosi somministrate sia assolutamente in linea con quella delle regioni considerate più virtuose, sono state consegnate dosi vaccinali pro capite tra le più basse d’Italia. Quindi sì, pur non rispondendo ad una domanda che non è stata fatta, sì, siamo ancora qua sperando il prima possibile di vivere le medesime sensazioni di quel bambino di un anno fa ritratto con la cosa che lo rendeva più felice: un cono gelato.
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Foto di Aly Song (Reuters)