L’impatto della pandemia sulle condizioni di povertà delle famiglie più in difficolta alla vigilia dell’emergenza ha avuto un effetto shock. Sono 6 milioni i nuclei familiari in stato d’insolvenza finanziaria o creditizia. Lo spettro dell’usura in questi casi è un pericolo reale. L’allarme è arrivato dalla Conferenza Episcopale Italiana. “Anche le aziende sono a rischio di usura, soprattutto per la pandemia. Quanti stanno già ricorrendo a prestiti usurai che alimentano le mafie e la corruzione nel Paese?” La riflessione arriva in ragione dei dati raccolti da Confcommercio, secondo cui circa 40mila imprese potrebbero essere nella morsa della criminalità organizzata.
Secondo una recente indagine di Eurispess, in Italia, delle aziende del commercio e dei servizi, ovvero 3,3 milioni di società, il 10% ha usufruito di usurai con un valore medio di 15mila euro in prestito e un totale di 5 miliardi di euro.
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Dal Codice Rocco del 1930 gli illeciti legati all’usura hanno coinvolto ad ampio respiro le dinamiche della criminalità organizzata, divenendo nel corso del ‘900 una piaga per il mezzogiorno. Oggi è una pratica diffusa sull’intero territorio nazionale. Nonostante le denunce, la costituzione di enti associativi antiracket e antiusura, lo scenario resta inquietante e in buona parte sommerso.

Dal convegno dalla Consulta Nazionale Antiusura di Roma sono emersi dati raccapriccianti. Si parla di circa “2 milioni di famiglie in sovra-indebitamento e altri 5 milioni appena ‘sopra-soglia’, vale a dire in equilibrio precario tra reddito disponibile e debiti ‘ordinari. Di queste, circa 800mila persone o 350mila famiglie sono nell’area dell’usura”. Questa l’analisi diffusa dalla CNA.
Il Covid ha esasperato le realtà familiari e aziendali in condizioni già precarie. L’Abruzzo nel 2020 ha registrato 13 casi denunciati di estorsione e 19 di usura. Il dato si colloca esattamente al centro tra gli estremi di un Paese spaccato in due. Si passa dall’apparente assenza del fenomeno in alcune regioni del centro nord, su tutte la virtuosa Valle D’Aosta, al dramma della Campania e della Puglia.
“In totale – ha sottolineato il Comitato di Solidarietà – ci sono pervenute 539 istanze, di cui 284 per estorsione e 255 per usura. Dal confronto con gli anni precedenti risulta confermata la generale diminuzione delle richieste di entrambe le tipologie di vittime, sebbene alcune regioni registrino invece un aumento delle denunce: è il caso di Campania, Puglia, Abruzzo ed Emilia-Romagna, dove dal 2018 al 2020 sono aumentati i casi di estorsione”.