Nuove, assurde dinamiche intorno all’obbligo del green pass nelle misure previste dal Governo Draghi, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 23 luglio 2021, n. 175. Veri e propri movimenti popolari di “ribellione” che, come accade per negazionisti e no-vax, si dicono contrari allo strumento di limitazione ed esortano al boicottaggio dello stesso.
Stavolta, però, la reazione passa dalle accuse, fuori misura, agli esercenti sottoposti all’obbligo di legge. Commercianti attaccati, anche pubblicamente, per l’accettazione del provvedimento. Della serie, se non ti ribelli e mi lasci entrare anche senza green pass, io da te non entrerò mai più. Concetto, questo, circolato a più riprese nelle ultime ore sui principali social nazionali, a fomentare un’onda di rivolta che non può far altro che dare il colpo di grazia a chi è già in difficoltà.

Come si può pensare che un piccolo imprenditore locale, duramente provato da un anno e mezzo di emergenza, abbia piacere a dover selezionare la clientela? Come si può addossare a coloro che subiscono gli effetti di una legislatura nazionale, la responsabilità dell’uso del passaporto verde, il quale in alcun modo è ad uso discrezionale?
“Di cosa parliamo? Questa non è altro che una guerra tra poveri. Quello che vorrei far capire all’utente finale è che l’uso del green pass è legato al decreto. Non dipende dall’esercente. Vorrei capire il senso di questo boicottaggio. Ieri sono arrivata al punto di non ritorno dopo aver letto una frase (indicata in foto sopra); io esercente non posso continuare a pagare per una disposizione del Governo. Io sono obbligata a rispettare la legge. Qui non si discute l’efficacia o la bontà del green pass. Ognuno ha le sue idee al riguardo, anzi, personalmente, così come è stato strutturato, non mi trova d’accordo. Consentire a gente vaccinata di affollare i locali e, magari, positiva al Covid, contagiare bambini estranei alla campagna vaccinale, non ha davvero molto senso. Eppure, nonostante questo sia il mio pensiero, non me la posso prendere con chi fa rispettare la regola”. E’ quanto sostenuto da Arianna Pulsoni, presidente di Confesercenti Immagine e Benessere Abruzzo, che ieri ha affidato a Facebook uno sfogo rivelatore dell’esasperazione di un intero comparto.
“Scusatemi… leggo un pò in giro attacchi alle attività che, soggette al green pass, non permettono di entrare alle persone che non ne sono in possesso. Addirittura un post citava “il green pass non è eterno, se non mi fai entrare adesso, ti attacchi domani”. Ma veramente ce la vogliamo prendere con ristoranti e bar che applicano la legge? Non sono certo loro quelli che vanno demonizzati (qualora ci sia da demonizzare qualcuno).Ingiusta o coerente che sia questa è la linea del governo alla quale gli esercenti si stanno attenendo con fatica (chi lo fa e chi no, d’accordo). E di certo non possiamo prendercela con loro. Anzi. In un momento così difficile, non imbarrazzerei nemmeno uno di loro con la richiesta di sedermi all’interno se non potessi farlo perché sprovvisto della certificazione. E per la cronaca, sono ancora in attesa del vaccino, guarita da più di 6 mesi e con anticorpi ancora alti ma comunque senza pass. E potrei essere anche infastidita proprio per queste restrizioni. Ma non entro dove non posso entrare per rispetto all’esercente. E il fatto che io questa decisione la condivida o non la condivida non mi autorizza ad inveire su categorie vessate da mesi di pandemia”.
Tra i commenti apparsi sotto il post, alcuni ad evidenziare le dinamiche lamentate da Arianna Pulsoni. “Non darò né ora né dopo i miei soldi a chi discrimina i clienti, cittadini sani, non malati, sul possesso di un green pass”. Come se il dover attenersi a disposizioni legislative governative, a prescindere dall’essere o meno d’accordo con esse, rendesse l’esercente colpevole di una qualche discriminazione.