Dopo l’appello dei ministri ad opera del presidente incaricato Mario Draghi, ha fatto clamore la scelta di non includere tra i dicasteri governativi, quello destinato allo sport. L’anno di Covid che ci siamo lasciati alle spalle ha alimentato nuove forme di sedentarietà, ridotto al minimo, se non azzerato nella maggior parte dei casi, l’attività agonistica. Il che ha compromesso le interazioni sociali e alzato il livello di stress. Questo solo in termini di pratica dello sport.
C’è poi l’aspetto economico-occupazionale. In linea di massima, salvo temporanee ammissioni di praticabilità, sono stati sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina e le manifestazioni di carattere sportivo. Sono state chiuse le palestre, i centri sportivi, le piscine. E’ stata infine disposta la chiusura degli impianti nei comprensori sciistici. Imprenditori, tesserati, collaboratori e professionisti dello sport sono rimasti al palo, in attesa dei ristori annunciati dai decreti presidenziali, su iniziativa dell’ex Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.
IL PESO DELLO SPORT SULL’ECONOMIA NAZIONALE
La crisi di Governo e l’iter per la formazione della nuova squadra esecutiva hanno messo in stand by le misure di contenimento. Oggi la polemica nasce sulla base della mancata nomina di un ministro in un ambito chiave del Paese. Lo sport in Italia alimenta un giro d’affari pari 60 miliardi annui e rappresenta quasi il 4% del Pil nazionale. Complessivamente sono 14 milioni le persone coinvolte nell’ecosistema sportivo. Stando ai dati raccolti da Eurostat nel 2016, in Italia si contano 119.400 “occupati stabili” nel settore sportivo, dati in costante crescita, che oltretutto non considerano i professionisti nei nuovi campi digitali: dal social media aziendale, ai mental coach, agli esperti di diritto sportivo.
E allora la scelta di Draghi potrebbe sembrare di dubbio valore. Il “Sir” dei numeri non può non aver considerato l’indotto economico di un settore trainante dell’economia del Paese.
“Non siamo convinti che sia stata una scelta sbagliata. Al contrario“. Ha esordito Ezio Memmo, Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Abruzzo. “Ad oggi abbiamo la certezza dell’assenza di una figura ministeriale specifica. A questo punto le possibilità sono due: o il Presidente del Consiglio procederà alla nomina di un Sottosegretario con espressa funzione, oppure verrà assegnata la delega ad uno dei ministri. Io credo che quello che può sembrare un vuoto di governo possa essere letto positivamente. Potrebbe valere da riconoscimento al lavoro del Coni. La Federazione è da sempre abìtuata a rivolgersi al Comitato Olimpico per le questioni importanti, ma negli ultimi quattro anni, dalla nomina di Lotti (governo Gentiloni), gli ambiti si sono persi. Se con questo tipo di decisione, Draghi abbia voluto rimettere al centro le competenze di una struttura come il Coni, allora non potremmo che essere soddisfatti. Occorre solo capire quale tipo di linea di indirizzo l’esecutivo scelto da Draghi intenda prendere”.
IL CONI COME RIFERIMENTO PER LO SPORT NAZIONALE?
“Rimettere al centro il CONI”, come accennato da Memmo, significherebbe affidarsi all’organismo nazionale accreditato alla gestione degli amministratori dello sport, alla valorizzazione del capitale umano di cui paese dispone. Sarebbe un attestato di riconoscimento del lavoro dell’ultimo secolo, e una speciale menzione di incarico in una delle fasi più delicate della storia della Repubblica.

“Nella prospettiva di una ripresa dello sport nazionale – ha proseguito Ezio Memmo – dobbiamo essere consapevoli delle criticità, non solo dell’anno del Covid, ma precedenti all’emergenza sanitaria. Nel mio personale programma di mandato ho posto al centro una progettualità a lungo termine che abbia l’obiettivo di una modernizzazione strutturale. A tal proposito ho istituito uno speciale ufficio con delega allo sviluppo delle infrastrutture. In Abruzzo esistono 700 strutture sportive, di cui l’80% è rappresentato da campi di calcio, il restante 20% da palestre e palazzetti. Sapete quanti di essi sono utilizzabili? La metà! Chiaramente le ragioni sono riconducibili alla mancata corrispondenza dei requisiti normativi di agibilità“.
LE INFRASTRUTTURE AL CENTRO DELLA POLITICA DI RIPRESA
La partita dell’ammodernamento funzionale al riuso delle strutture fatiscenti si giocherà sul traffico dei fondi europei. E’ di appurato interesse comunitario il peso degli investimenti in ambito sportivo, occorrerà allora essere in grado di rispondere alla chiamata dell’Europa.
“Ho incontrato l’assessore regionale con delega allo sport, Guido Liris. Abbiamo avuto modo di parlare e ragionare sugli interventi da porre in essere. Ho ritenuto di necessaria importanza istituire un comitato di lavoro che faccia da raccordo con i singoli comuni abruzzesi, così da garantire loro un sostegno nel processo di riqualificazione delle strutture comunali. E’ un asset fondamentale per la nostra ripresa, dall’Europa al singolo territorio – ha concluso Memmo – per far ripartire la macchina sportiva regionale”.