E’ ripreso a pieno regime e con rinnovato spirito di sostegno il giro di consultazioni al cospetto di Mario Draghi. Rispetto alla prima tornata il Presidente incaricato ha cominciato a delineare il programma che segnerà una missione di “lungo corso”.
Tra gli obiettivi prioritari la riconversione del sistema produttivo nazionale. La nuova spinta all’economia sarà possibile non appena raggiunta una soglia di vaccinazione tale da consentire una pianificazione su larga scala. Fino ad allora, con lo stop al blocco dei licenziamenti, sarà premura dell’esecutivo sostenere la categoria dei disoccupati. In particolare il Paese paga un’arretratezza di fondo, a detta degli ambienti capofila, “grave”. Manca lo slancio alle competenze giovanili. Il contributo dei nuovi cervelli e delle nuove professionalità è crollato sotto il 40%, stando ai dati Istat dell’ultimo trimestre del 2020.
Il livello di disoccupazione giovanile a dicembre scorso si è attestato al 29,7%, in aumento di 1,3 punti rispetto a dicembre 2019. Ciò che l’ultimo anno di Covid ha provocato è un ampliamento del gap delle conoscenze scientifiche. Non solo la scarsa attitudine a comprendere il potenziale delle discipline STEM, sulle quali il nuovo governo, lo strumento del Recovery Plan e le associazioni di categoria (Confindustria su tutte) giocheranno un ruolo chiave in termini di propaganda e investimento; anche i disagi derivati dall’altalena scolastica, provata dal blocco dei concorsi, dall’alternanza delle supplenze e dalla didattica a distanza.
Leggi anche: Il Senatore Pagano (FI) su Governo Draghi: “Andava fatto prima, abbiamo perso tempo”
E proprio la questione “supplenze” resta al varco delle urgenze. Lecito aspettarsi la svolta di Super Mario, ma qui si parla di un vero e proprio miracolo. Anche qualora si riuscisse a lanciare nell’immediato il concorsone per l’insegnamento, non si riuscirebbe comunque ad arrivare a settembre con l’assegnazione dei ruoli di incarico. Il nord resta il regno delle graduatorie sguarnite e, stando ad uno studio di Cisl Scuola, si rischia di arrivare al termine dell’anno scolastico 2021-2022 con 220mila supplenti.

Il nodo delle competenze deve essere risolto attraverso una sterzata decisa del comparto dell’istruzione. Draghi ha già annunciato lo sblocco dei concorsi, mentre nel Recovery Plan sarà di prioritario interesse investire in apprendistati, Its e dottorati industriali. La bozza di programma emersa dai lavori del governo Conte prevedeva uno stanziamento per 9 miliardi di euro. La sensazione è che la somma di destinazione sarà gonfiata sensibilmente. Mario Draghi da questo punto di vista è una sorta di garanzia vivente. Non ha mai taciuto l’orientamento alla propaganda giovanile, forza e tesoretto del potenziale nazionale.
Nel suo discorso discorso al Meeting di Rimini del 2020, aveva sottolineato come “per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza».
Ciò che Draghi ha toccato con mano in Europa e si propone di creare in Italia è un meccanismo rodato di incentivi finalizzato ad una sorta di filiera, con un filo diretto con le aziende. Secondo il modello di ispirazione internazionale, saranno le stesse imprese nazionali ad educare al lavoro i nostri studenti.