COSA FARE SE IL NOSTRO CORPO NON CI LASCIA IN PACE?
Ci sono momenti della vita in cui tutti i giorni ne abbiamo una: mal di schiena, cefalea, cattiva digestione, un raffreddore, poi una contrattura…
In questi momenti non è produttivo cercare il significato di ogni sintomo. È il corpo nel suo complesso che sta parlando! La sensazione è quella di un “corpo che non ci lascia mai stare”. Siamo lì, presi da mille impegni, quand’ecco che arriva un malessere. Passa quello ed ecco un altro diverso. Il giorno dopo ci alziamo ed eccone un altro, ancora differente. Siamo costantemente disturbati, distratti, importunati da uno o più sintomi che si manifestano uno dietro l’altro. Non si tratta di sintomi gravi, ma di fenomeni transitori che se ne vanno da soli o con l’aiuto di un farmaco o di altri tipi di interventi: a volte un messaggio, a volte un po’ di riposo, a volte una tisana, a volte una pausa, a volte un rimedio naturale. Nulla di grave, ma abbastanza da far diventare pesante la giornata. Non parliamo di ipocondria, cioè nella continua paura di avere malattie mortali, ma di sintomaticità: la propensione del corpo, in un preciso periodo, a farsi sentire mediante disagi, malessere, dolori, anche in forma di sensazioni vaghe e talora non ben definibili.

Appare evidente che, di fronte a una situazione così variegata, non esiste un singolo farmaco o un singolo rimedio. Serve comprendere perché siamo entrati in un periodo di malessere. Questa sintomaticità, infatti, non ha una causa: se arriva, significa che il corpo vuole farsi sentire perché ha qualcosa da dire alla mente. Se consideriamo poi che, in psicologia, il corpo equivale all’ inconscio, possiamo dedurre che l’inconscio ha qualcosa di importante da segnalare alla coscienza. Qui però, come si diceva poc’anzi, non siamo di fronte a un singolo sintomo o patologia, con il suo preciso significato: ce ne sono tanti e sarebbe assurdo cercare il significato di ogni singola “apparizione”. Il messaggio, dunque, è racchiuso proprio nell’essere sintomatici e ci dice che, nel complesso, c’è qualcosa che non va, che non c’è sintonia tra le parti dentro di noi, e tra noi e il mondo esterno. Ci dice, più precisamente, che siamo collocati male nella vita attuale, che non siamo comodi, che non siamo ben centrati su noi stessi.

Un contributo alla soluzione della sintomaticità può arrivare da un cambio di prospettiva. Potremmo pensare, cioè, che non sia il corpo – vissuto come una sorta di distaccamento della mente – a non lasciarci stare, ma che siamo noi (in quanto corpo) a non lasciarci in pace. Il corpo imita quello che noi facciamo a noi stessi. Pensiamo a come ci ostacoliamo e ci diamo fastidio con le nostre aspettative (di successo, di riuscita, di essere amati, accettati, riconosciuti), con il perfezionismo (che ci fa sentire inadeguati e frustrati), con i sensi di colpa per qualsiasi cosa, con la trascuratezza verso i bisogni fondamentali pur di star dietro a mete indotte dall’esterno. La mente deve fare i conti con le continue interruzioni create da questi pensieri inquinanti, che arrivano e spariscono, che si sovrappongono e si alternano, in una sorta di sintomaticità mentale del tutto simile a quella fisica. Un passo importante, quindi, risiede nel provare a smaltire tutti questi pensieri inutili e dannosi, così da ritrovare un’attività mentale più libera e fluida, di cui anche il corpo non potrebbe che beneficiare. Soprattutto, non dovrebbe più segnalarci il problema “mettendolo in scena”.
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LA GUIDA PRATICA
Ritrova il senso del piacere
È Molto difficile che chi si sente appagato da quello che fa, chi è innamorato, chI segue le proprie passioni, sia preda di mille sintomi. Perciò è fondamentale riportare il principio del piacere il gusto della vita nelle cose che si fanno.
Imposta un cambiamento
Dedicarsi ritagli di tempo non è sufficiente a combattere la sintomaticità. Quel che serve è un cambio effettivo nell’impostazione nel vivere quotidiano, nel quale vi sia una vera modifica delle priorità: per quanto il senso del dovere e di responsabilità sia importante, la realizzazione della propria natura lo è altrettanto.
Nutriti di ciò che dà senso
Se è vero che a volte i sintomi arrivano a spezzare il “troppo pieno” di impegni funzionali, è anche vero che a volte arrivano a riempire un vuoto: vuoto di senso, vuoto di evoluzione personale. Quindi è necessario concedersi momenti attività che siano per noi significative e ci diano l’idea di essere “in viaggio” nella vita.
Articolo a cura del Dottor Mauro Acierno