L’Aquila. “Si terrà giovedì 23 marzo alle 17:30, presso la sala Rivera di Palazzo Fibbioni, un nuovo appuntamento della Costituente progressista “L’Aquila Domani”.
Al centro del dibattito, lo stato d’attuazione del programma di sviluppo ‘Restart’, il perno intorno a cui ruota il complesso degli interventi previsti a valere sul 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo socioeconomico del cratere 2009.
Se ne discuterà con sindacati, associazioni datoriali e di categoria, rappresentanti istituzionali.
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Riattivando il tavolo tecnico che, fino al 2019, con il centrosinistra al governo della Regione, si riuniva regolarmente per concertare gli interventi, si intende rompere il silenzio che è calato su questa misura, voluta e ottenuta caparbiamente dal centrosinistra, che può ancora rappresentare, nei prossimi anni, un’occasione irripetibile per rilanciare il territorio cogliendo le nuove sfide di questi tempi, in combinato con le risorse del Pnrr e col fondo complementare destinato alle aree sisma 2009 e 2016.
Ricordiamo – si legga in una nota – che con la legge 125/2015 si normò lo stanziamento del 4% dei fondi della ricostruzione per lo sviluppo socioeconomico, con la definizione di modalità d’attuazione che si fecero programma condiviso e partecipato di sviluppo, ridenominato appunto ‘Restart’, un progetto strategico che ha avuto il pregio di indicare chiaramente le linee di indirizzo da seguire per la destinazione coerente delle risorse.
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Parliamo di 220 milioni di euro, a valere sulla Legge di Stabilità 2015 per 196 milioni (il 4% dei fondi stanziati per la ricostruzione dall’allora governo Renzi) e sui residui del Decreto-legge 43/2013 che aveva già destinato 100 milioni sul sostegno alle attività produttive e della ricerca con la delibera Cipe 135/2012 (all’epoca, il 5% degli stanziamenti per la ricostruzione).
Ad aprile 2019, le risorse disponibili risultavano, per la maggior parte, già assegnate; poi, è calato il silenzio.
Ci chiediamo, oggi: come sono stati assegnati, e su quali linee di sviluppo, i fondi residui? Ci sono economie disponibili da rimodulare? E ancora: ci si è attivati per sbloccare il 4% delle risorse destinate alla ricostruzione con l’ultimo stanziamento da oltre due miliardi assicurato dal governo Conte? E come si intendono spendere i circa 110 milioni che dovrebbero arrivare sul cratere? Si sta immaginando un ‘Restart 2’, un nuovo programma strategico di sviluppo socioeconomico? E chi lo sta facendo, se si sta facendo?
Non vorremmo mai – termina la nota – che si possa pensare di gestire questa importante sfida nel chiuso di una stanza, senza il reale coinvolgimento del territorio attraverso le sue articolazioni rappresentative”.
