Avezzano. All’interno della cripta del Santuario “Madonna del Suffragio” di Don Orione trovano spazio spiritualità e arte in una serie di appuntamenti che preparano alla Pasqua. La cripta che contiene le lapidi con i nomi delle vittime di Avezzano del terremoto del 1915 e dei benefattori dell’opera di Don Orione, diventa cornice di riflessione, spiritualità ma anche di valorizzazione di un artista che mai si finisce di conoscere: Cesare Borsa.
“Si tratta di cinque incontri in cui, sotto lo sguardo della Madonna, affrontiamo i misteri dolorosi – spiega Don Vittorio Quaranta ad AZ Informa – E lo facciammo attraverso i quadri di Cesare Borsa. Abbiamo iniziato due sabati fa con l’agonia di Gesù nei Getsemani per passare poi al secondo incontro alla flagellazione di Gesù. Quello di ieri ha affrontato, invece, la coronazione di spine e la regalità di Cristo e il tema dei vasi comunicanti tra Gesù e Barabba perchè, nel processo, quest’ultimo uscirà dalla condanna a morte mentre Gesù vi entrerà: qui la chiave dello scambio che avviene nel mistero della passione in cui Pilato fa la sua domanda/ affermazione ‘Ecco l’uomo‘!”.
Religione e arte insieme, soprattutto per valorizzare le opere di un artista marsicano, come Cesare Borsa, nato nel 1937 a Lecce nei Marsi ma trasferitosi con la famiglia nel capoluogo marsicano ancora molto giovane. Si è distinto perchè la sua pittura era “inconfondibile”: secondo Vittoriano Esposito la pittura di Borsa è “riuscita a darci la quintessenza della immagine (di uomini o di cose, non importa) scarnificandola, sfrondandola dei segni puramente decorativi e ornamentali, depurandola insomma d’ogni elemento superfluo”.
“Sono convinto che tutto quello che è genio dell’uomo viene da Dio e conduce a Dio, per l’arte, per la pittura, architettura e per la scienza, anche. Non c’è realtà che non ci comunichi Dio – spiega Don Vittorio di origini sicule e che ha preso servizio al Santuario lo scorso agosto – Bisogna solo saperlo leggere all’interno del mistero di un’opera d’arte. L’opera d’arte serve ad aiutare l’anima ad uscire fuori, basta pensare anche alle canzoni. Servono a decodificare quello che abbiamo dentro e che vogliamo esprimere. Poi viviamo nella società dell’immagine e il fatto di abbinare un’icona con un pensiero rende più facile poterlo custodire”.
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Il progetto originario riguardava la realizzazione di un incontro per il venerdì prima della domenica delle Palme, ma poi si è pensato di sviluppare delle tappe di preparazione: “Abbiamo scelto venerdì come ultimo incontro perchè l’idea in origine era nata diversamente. Avevamo scelto il venerdì prima della domenica delle Palme perchè prima della riforma liturgica era il cd ‘Venerdì di Passione’ che preparava alla domenica di passione( quella delle Palme ndr) e si è soliti leggere un passo dei tre sinottici. E’ però anche la data simbolica cui Don Orione fa risalire la nostra nascita, la nascita della Congregazione. Abbiamo poi deciso, come spesso accade, di realizzare un processo a ritroso con delle tappe”, conclude il religioso.
L’idea di abbinare, però la spiritualità all’opera artistica di Cesare Borsa nasce quasi per caso. Il professore Pietro Bontempi è stato tra coloro che ha fortemente voluto valorizzare “I cinque misteri dolorosi”, gli ultimi quadri che Borsa realizzò prima di morire.
“Ho un coro gospel con cui tempo fa musicammo, su impulso della Pro Loco, una mostra di Cesare Borsa – spiega il professore – Capitò, però, che sua moglie mi fece conoscere altri 5 quadri, quelli ‘dei misteri dolorosi’, frutto della sofferenza che lo stesso artista stava vivendo sulla sua pelle. Me ne innamorai subito. L’emozione che trasmette Borsa attraverso le sue opere è indescrivile e si avvicina al messaggio trascendentale che c’è dietro. Lui era capace di fare questo e lo faceva attraverso il bello. Durante questi incontri viene raccontato un ciclo di quadri senza volto, senza i lineamenti del viso e questo ha un significato importante, ovvero che dentro quel ‘senza volto’ lo spettatore può scegliere il personaggio che vuole. Lui con questi 5 quadri ha tradotto alla perfezione il Vangelo. I visi sono presenti solo nel primo quadro che abbiamo raccontato, nel momento in cui si va a catturare Gesù. Lì le persone sono con il viso e si evince così la banalità del male, perchè il male un volto ce l’ha ed è così stupido che si vede. Il bene no”.
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