Non ci sarà un Conte Ter. Il mandato esplorativo si è concluso ieri e ha dato esito negativo. Roberto Fico, Presidente della Camera, ha riferito a Sergio Mattarella di non aver riscontrato le condizioni per ricostruire una maggioranza. Dopo il colloquio col presidente della Repubblica ha spiegato che “allo stato attuale, permangono distanze alla luce della quali non ho registrato unanime disponibilità per dare vita alla maggioranza”.
Mattarella ha preso atto. Due a questo punto le soluzioni previste dalla Costituzione. Lo scioglimento delle camere e il ricorso a nuove elezioni politiche oppure la costituzione immediata di un Governo inedito, che colga la rappresentatività di ognuno e i fini di partito di nessuno. Dello scenario a doppia chiave di volta, e di svolta, il presidente della Repubblica ha saputo rappresentare con chiarezza di intenti l’unica soluzione, a detta sua, praticabile in questa particolare fase storica, e cioè la seconda.
“La crisi sanitaria ed economica richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni e non un governo con l’attività ridotta al minimo. – e poi i ricorsi storici – Dallo scioglimento delle Camere del 2013 sono trascorsi 4 mesi per un governo, nel 2018 5 mesi. Il Paese si ritroverebbe con un governo senza pienezza delle funzioni in mesi cruciali. I nostri concittadini chiedono risposte urgenti”.
Lo strumento di scelta democratica in altri contesti storici avrebbe rappresentato lo scenario determinante, il più giusto, soprattutto in un contesto fortemente influenzato da volontà e condizionamenti di partito.
Non oggi. Ad aprile la presentazione dello strumento decisivo al fine di riprogrammare e rifinanziare il paese per i prossimi trent’anni. Non possiamo permetterci di mancare questo appuntamento con l’Europa. E non solo. Vanno regolati il blocco dei licenziamenti, la campagna di immunizzazione di massa, l’emergenza sanitaria e, ovviamente, la crisi occupazionale ed economica. I tempi, lunghi, delle elezioni politiche non si prestano alla necessità di risposte immediate.
Ecco allora il doppio nodo sciolto dal Capo dello Stato
Prima la convocazione del professor Mario Draghi oggi alle 12 al Quirinale. E’ l’italiano che ha rappresentato il prestigio italiano in Europa, che dovrà annullare le richieste dei colori politici per risollevare il Paese dalla crisi delle istituzioni, prima ancora che da dalle altre.
Poi l’appello alle forze parlamentari, quasi doveroso se non implicito. “Un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”.
Le reazioni del mondo politico
Filtra cauta soddisfazione dagli ambienti di Forza Italia. C’è stima antica per Mario Draghi; lo stesso Berlusconi più volte ha ribadito di averlo voluto alla guida della Bce.
Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia affida il suo commento alla pagina Facebook: “Il Presidente valuta più opportuno rischiare un governo che per due anni avrà molte difficoltà a trovare soluzioni efficaci per gli italiani. Noi, invece, pensiamo sia decisamente meglio dare la possibilità agli italiani di votare, per avere una maggioranza coesa e forte”.
Matteo Renzi sempre sulla propria pagina Facebook: “Abbiamo ascoltato le sagge parole del Presidente della Repubblica Mattarella. Ancora una volta ci riconosciamo nella Sua guida e agiremo di conseguenza”.
Matteo Salvini critico con Mattarella: “Non si può votare perché c’è il pericolo del contagio? Dovremmo spiegarlo ai calabresi che votano per le regionali l’11 aprile e ai milioni di italiani che voteranno per le comunali in primavera (1.300 comuni, tra cui le grandi città: Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna). Questi italiani saranno delle “cavie”? Il virus colpisce solo per le elezioni politiche e non per le amministrative? Viva la Democrazia e viva la Libertà”. E poi ancora un post a incalzare la posizione della Lega: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al Popolo…”. Articolo 1 della Costituzione Italiana”.
“La nostra gratitudine e la nostra fiducia al presidente della Repubblica. Al professor Draghi un augurio di buon lavoro. L’interesse dell’Italia prima di tutto”. Così su Twitter Andrea Marcucci, Capogruppo del Pd al Senato.