L’intervista al Primario del San Salvatore, Alessandro Grimaldi
A partire dalla mezzanotte di oggi l’Abruzzo sarà spaccato in due: ad est, sul versante del litorale, le province di Chiedi e Pescara subiranno la stretta maggiore. Scatterà infatti la zona rossa con pena di massima osservanza dei vincoli di restrizione. Aree interne, ad oggi, meno colpite dalla terza ondata ancora in divenire, e quindi classificate in zona arancione. Sui presidi dell’aquilano pesano i numeri della costa, dirottati sulle strutture Covid del Capoluogo.
Solo pochi giorni fa, la redazione di AZ Informa aveva chiamato in causa il Primario del reparto di Rianimazione del San Salvatore, Franco Marinangeli, il quale aveva lanciato l’allarme sull’onda progressiva dei nuovi positivi, la cui tendenza di crescita era alimentata dal maggior tasso di contagio delle varianti presenti in Abruzzo. (Leggi qui l’intervista completa).
Il trend registrato dagli istituti sanitari è stato confermato nella giornata di mercoledì dall’elaborazione del report settimanale. In funzione dell’indice Rt superiore a 1,20 si è reso necessario l’intervento delle istituzioni, che hanno però riconosciuto un differente scenario di complicanza nelle aree pescaresi e chietine. Da qui la forbice a dividere il perimetro del territorio regionale. Ma attenzione, perché l’interno non promette dati incoraggianti.
“Stiamo subendo il collasso nei presidi della costa. Vengono trasferiti a L’Aquila i pazienti Covid che non trovano posto nelle aree del litorale, per cui la crescita dei contagi si ripercuote sulla nostra capacità ospedaliera. Non abbiamo mai pensato che il virus restasse immutato. Il “wild type” originario, quello cinese tanto per capirci, non poteva mantenere le stesse caratteristiche. Per cui non siamo turbati da questa evoluzione. Occorrerà capire in che misura queste mutazioni peseranno sui nostri ospedali”. Sono le parole del Primario di Malattie Infettive del presidio aquilano, Alessandro Grimaldi.
“Da quello che sappiamo, ed è ancora poco, le varianti non hanno alzato il tasso di mortalità, in compenso sembrerebbero più contagiose. Ed è questo il motivo per cui la terza ondata si preannuncia più aggressiva della seconda. Il problema reale – spiega il Primario – è capire che impatto avranno queste varianti sui vaccini in distribuzione. Ad un cambiamento della struttura del virus potrebbe corrispondere una resistenza all’immunità delle dosi vaccinali”.
A quel punto i tempi del processo di immunizzazione nazionale si allungherebbero. Alle difficoltà di reperimento delle dosi, si aggiungerebbe l’incognita sull’efficacia della somministrazione.
In un quadro condizionato da ipotesi e variabili di difficile controllo, è fondamentale sviluppare una coscienza collettiva scrupolosa. “Dobbiamo capire che la terza ondata potrebbe travolgerci, ecco perché è importante comportarci con buonsenso. Questa emergenza sanitaria implica una condotta virtuosa, che onestamente fin qui è mancata. L’anno scorso, di questo periodo, stavamo imparando a conoscere la portata della pandemia. Il peggio sarebbe arrivato almeno un mese dopo. Ecco perché non possiamo abbassare la guardia – ha concluso il Dottor Grimaldi – soprattutto alla luce dell’aggressività delle nuove varianti”.