Allo Spallanzani di Roma è tutto pronto per iniziare la somministrazione degli anticorpi monoclonali anti-Covid, secondo il programma del Ministero della Salute, Aifa e Regione Lazio. Tali farmaci saranno somministrati a persone con diagnosi di Covid-19, in fase iniziale di malattia che non necessitano di ricovero in ospedale, ma con particolati condizioni di aumentato rischio di peggioramento clinico. I pazienti verranno individuati dai medici di pronto soccorso o dai medici curanti a domicilio e inviati al centro di somministrazione territorialmente più vicino. “Lo Spallanzani è pronto a mettere a disposizione della popolazione a rischio questo nuovo presidio di cura“, si legge in una nota.
L’Aifa solo il 5 febbraio scorso aveva pubblicato il parere del Cts sugli anticorpi monoclonali. Si leggeva infatti che «la CTS, pur considerando l’immaturità dei dati e la conseguente incertezza rispetto all’entità del beneficio offerto da tali farmaci, ritiene, a maggioranza, che in via straordinaria e in considerazione della situazione di emergenza, possa essere opportuno offrire comunque un’opzione terapeutica ai soggetti non ospedalizzati che, pur avendo una malattia lieve/moderata risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di COVID-19 con conseguente aumento delle probabilità di ospedalizzazione e/o morte. Si tratta, in particolare, di un setting a rischio per il quale attualmente non è disponibile alcun trattamento standard di provata efficacia».
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Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università Statale di Milano ha tuttavia precisato all’Adnkronos che “l’uso degli anticorpi monoclonali non è ancora nella pratica clinica corrente. Il punto chiave, ancora da definire con chiarezza, è il ‘dove’ e ‘a chi’, ovvero come identificare i pazienti da trattare”. Secondo l’esperto si individuerebbero i pazienti tra le persone contagiate che non richiedono un’ospedalizzazione, ma una diagnosi precoce in un contesto che è forzatamente esterno all’ospedale.
“Da ciò deriva – sottolinea Galli – la necessità di identificare il luogo fisico, dove somministrare la terapia, oltre che avere nei medici del territorio il primo imput per l’identificare il paziente candidabile“. Galli ricorda che “dopo la decima giornata di malattia, stando ai dati attuali, questi farmaci sono inutili. Quindi vanno dati precocemente. Ma visto che su 100 persone quelle che peggiorano veramente sono 5 o 6, aumentando in proporzione quanto più salgono le comorbosità delle persone, sulla popolazione generale è necessario scegliere bene quelli che rischiano: non avrebbe senso darli a tutti. Tutto questo, purtroppo, non è così ovvio da farsi – ha concluso l’infettivologo – visto che sono decenni che il contatto ospedale-territorio è più a parole che nei fatti“.
Cosa sono e come agiscono gli anticorpi monoclonali?
Un anticorpo è una proteina prodotta naturalmente dal sistema immunitario in risposta a un’infezione. Un anticorpo monoclonale è una molecola sviluppata in un laboratorio progettata per imitare o migliorare la risposta naturale del sistema immunitario del corpo contro un invasore, come un cancro o un’infezione.
Gli anticorpi monoclonali hanno un vantaggio rispetto ad altri tipi di trattamento per l’infezione, perché sono creati per colpire specificamente a una parte essenziale del processo infettivo. Un anticorpo monoclonale viene creato esponendo un globulo bianco a una particolare proteina virale, che viene poi clonata per produrre in massa anticorpi per colpire quel virus. Prima del Covid 19, sono stati sviluppati anticorpi monoclonali per il trattamento di diverse infezioni virali, come Ebola e rabbia. SARS-CoV-2 ha una proteina spike sulla sua superficie che aiuta il virus ad attaccarsi ed entrare nelle cellule umane. Sono stati sviluppati diversi anticorpi monoclonali per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 e impedire al virus di invadere le cellule umane.
Sono davvero efficaci gli anticorpi monoclonali?
In un’intervista dello scorso dicembre pubblicata su “Coop Alleanza 3.0” Rino Rappuoli, direttore del laboratorio di Toscana Life Sciences a Siena, colui che ha scoperto l’anticorpo monoclonale più potente contro il Covid, sottolineava l’efficacia degli anticorpi prendendo come esempio il caso di Donald Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti, cui erano stati somministrati gli anticorpi prima dell’approvazione dell’agenzia americana del farmaco, la Food and Drugs Administration, utilizzando la possibilità offerta dalla norma sulle cure compassionevoli.
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Foto laboratorio Rappuoli