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Cocullo, dopo due anni torna la tradizionale Festa dei Serpari

Antonella ValentebyAntonella Valente
30 Aprile 2022
in Attualità
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Cocullo. Dopo due anni di stop dovuto alla pandemia, domani, 1 maggio, torna la tradizionale Festa dei Serpari a Cocullo, in onore di San Domenico Abate. Migliaia di turisti e fedeli si riverseranno nel piccolo borgo abruzzese per assistere all’antichissimo rito, che unisce il sacro e il profano, e che è stato candidato presso l’UNESCO a Patrimonio immateriale dell’umanità.

Leggi anche: Torna il Festival dei giovani dell’Appennino. Mostacci: combattiamo contro lo spopolamento

ORIGINE E LEGGENDA

Il rito è riconducibile al culto della Dea Angizia, venerata soprattutto dai Marsi e dai Peligni, e protettrice dai veleni e in particolare da quello dei serpenti. Furono i romani a introdurre costumi e tradizioni pagane, come l’usanza di offrire alla Dea Angizia dei serpenti vivi all’arrivo della primavera in segno di buon auspicio. Cocullo, infatti, costituì per la potenza di Roma una sede importante durante la conquista di Corfinium.

Secondo la tradizione religiosa sembrerebbe che San Domenico, monaco benedettino di Foligno, abbia attraversato il Lazio e l’Abruzzo, dando vita a monasteri e praticando una vita da eremita. In fuga da Villalago, paese dove è anche venerato, l’eremita si fermò a Cocullo per ben sette anni, liberando gli abitanti del paese dai morsi dei serpenti velenosi e facendo uscire dallo stomaco delle persone i serpenti che vi erano penetrati. Agli abitanti di Cocullo lasciò, oltre i miracoli, un dente e un ferro di cavallo della sua mula, oggi entrambi reliquie.

LA FESTA

Tutto ha inizio nel mese di marzo, quando inizia a sciogliersi la neve sulle montagne nei pressi di Cocullo. I serpari, quindi, quelli che una volta erano chiamati “ciaralli”, vanno in montagna in cerca di alcune specie non velenose di serpenti: essenzialmente il cervone, il saettone, la biscia dal collare e il biacco. Una volta catturati, e li custodiscono in scatole di legno, nutrendoli principalmente di topi e uova sode.

Le celebrazioni del 1 maggio si aprono con l’usanza di tirare con i denti la campanella posta all’interno della Chiesa di San Domenico per proteggersi dalle malattie della bocca. I fedeli, poi, si mettono in fila per raccogliere la terra benedetta che si trova nella grotta dietro la nicchia del santo. Al termine delle celebrazioni liturgiche, parte la processione e la statua del Santo percorre le vie del paese ricoperto di serpenti, venendo toccata da tutti. Le serpi utilizzate per la processione vengono messe sulla statua del Santo, ma non davanti al viso. Secondo un detto, tramandato da generazioni, se i serpenti coprissero il suo viso sarebbe di cattivo auspicio. Di fianco alla statua, durate la processione, due ragazze vestite con i costumi tipici del luogo, portano sulla testa cesti di pane sacro detti “ciambellati” a memoria di un miracolo di San Domenico che moltiplicò, secondo i fedeli, la farina di un mulino.

Leggi anche: “Artisti marsicani uniti per la pace”: raccolti oltre 2.000 euro per i rifugiati ucraini

IL PROGRAMMA

Tra le misure di contenimento per la diffusione del Covid19 è previsto l’obbligo di mascherina sia al chiuso che all’aperto su tutto il territorio comunale per i giorni 30 Aprile e 1 Maggio.

Inoltre, a causa del grande afflusso di persone, sono possibili code al casello autostradale A25 di Cocullo a partire dalla prime ore della mattina. Strada dei Parchi, consiglia quindi di consultare il bollettino del traffico prima di mettersi in viaggio e di tenersi aggiornati durante il tragitto per valutare, eventualmente, di uscire al casello autostradale A25 di Pratola Peligna-Sulmona e da lì seguire le indicazioni fino a Cocullo.

Tags: aperturacocullofestafesta dei serparisan domenicotradizione

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Antonella Valente

Antonella Valente

Laureata in Giurisprudenza e Giornalista Pubblicista dal 2018, nel 2019 si abilita alla professione di Avvocato

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