Quello di ieri è stato tra i doodle più acclamati degli ultimi tempi. A Google ogni tanto piace sorprenderci dedicando la propria homepage a ricorrenze storiche, personaggi famosi o fatti di attualità particolarmente discussi dalla comunità internazionale. Ieri, sopra la barra della ricerca, capeggiava la foto di Audre Lorde, poetessa lesbica afroamericana, icona del pensiero femminista intersezionale che lottò contro il razzismo e l’omofobia. Ieri, 18 febbraio, ricorreva infatti l’anniversario della sua nascita, avvenuta a New York nel 1934
Lorde si definiva “una poeta nera, lesbica, madre e guerriera”. Nel 1968 venne pubblicata la sua prima raccolta, The First Cities. Nelle sue poesie, Lorde affrontava temi di giustizia sociale e razziale, ma parlava anche di sessualità Negli anni ’60 è divenuta una delle figure chiave nella lotta per i diritti civili e contro le discriminazioni razziali e sessuali negli Stati Uniti. Tra i suoi testi fondamentali, Così riscrivo il mio nome (Ets), la raccolta D’amore e di lotta (Le Lettere) e l’ancora inedito in Italia Sister Outsider. È morta a causa di un tumore a soli 58 anni, nel 1992.
Aria di famiglia
Mia sorella ha i miei capelli la mia bocca i miei occhi
e io la credo diffidente.
Quando era giovane, e aperta a ogni febbre
vestita d’oro come un velo di fortuna sul viso
aspettava in ogni pioggia un sogno di luce.
Ma il sole si alzò
bruciandoci gli occhi come cristallo
sbiancando il cielo di ogni promessa e
mia sorella rimase
Nera, senza fortuna né fede
tremante al primo freddo apparire d’amore.
Ho visto il suo oro diventare un arco
dove l’incubo andava a caccia
lungo i portici della notte insonne.
Ora attraverso echi di negazione
lei cammina sul lato sbiancato della ragione.
Segreta ora
mia sorella non aspetta più
né piange l’oro fuggito dal suo letto.
Mia sorella ha la mia lingua
e tutta la mia carne
senza risposta
e la credo diffidente
come una pietra.
da From a Land Where Other People Live (1973)