Come largamente previsto, l’export italiano nel 2020 è crollato del 9,7% a causa della pandemia da coronavirus. Si tratta del peggior risultato dopo il tracollo vertiginoso del 2009. Come comunicato dall’Istat, a “dicembre 2020 si stima una flessione congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (-3,8%) che per le importazioni (-1,1%)”. La diminuzione su base mensile dell’export è dovuta al calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-3,9%) sia verso l’area Ue (-3,7%). C’è stata una risalita dopo il lockdown, quindi sulla tarda primavera e in estate, ma con la seconda ondata, che si è abbattuta sull’Italia da settembre in avanti, l’economia ha subito l’ennesimo duro colpo.
Nel complesso del 2020, l’export ha registrato una contrazione del 9,7%, con riduzioni di pari entità verso entrambi i mercati di sbocco, area Ue ed extra Ue. Il calo è dovuto in particolare alla caduta delle esportazioni di macchinari e apparecchi (-12,6%), prodotti petroliferi raffinati (-42,1%) e articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-20,8%). Risultano in aumento le vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+3,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+1,9%).
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Nell’ultimo mese del 2020 si stima che il saldo commerciale risulti positivo per 6.844 milioni di euro, con un aumento di 1.780 milioni rispetto a dicembre 2019. Nell’anno 2020 l’avanzo commerciale raggiunge +63.577 milioni (+86.125 milioni al netto dei prodotti energetici). Nel 2019 era stato pari a +56.116 milioni.
Nell’ultimo trimestre del 2020, rispetto al trimestre precedente, l’export è cresciuto del 3,3%, trainato soprattutto dalle maggiori vendite di beni strumentali e beni intermedi. Nello stesso periodo, l’import è aumentato del 4,3%. Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si devono citare quelli con metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+21,8%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+28,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,8%) e autoveicoli (+11,0%). I maggiori cali riguardano prodotti petroliferi raffinati (-35,6%), articoli in pelle (-11,1%) e articoli di abbigliamento (-9,6%). Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia all’incremento dell’export sono Germania (+7,7%), Stati Uniti (+7,9%), Regno Unito (+12,5%) e Cina (+18,3%). In diminuzione si segnalano le vendite verso paesi OPEC (-13,1%), Giappone (-9,7%) e Spagna (-2,7%).
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