Cara donna promettimi di ricordare le ferite della storia. La memoria è il futuro. E viceversa.
Una donna lo è due volte. La prima per essere se stessa e per esserlo senza doverlo dimostrare o giustificare. La seconda per non essere un prototipo, una razza, un retaggio, una moda, una missione umanitaria. Oggi nascere nella parte “bene” del mondo è un privilegio.
Le donne che hanno saputo percorrere la propria strada, fedeli solo alle ambizioni personali l’hanno fatto con sudore e intelligenza, ma pure col beneplacito di un sistema socio-culturale e politico che glielo ha concesso. Ma quali sono i numeri? Qual è la fotografia del mondo di oggi nell’ottica di un’emancipazione in lungo divenire?

Il primo dato suona come una sentenza. L’Italia figura al 35esimo posto nella speciale classifica dei Paesi virtuosi nelle pari opportunità, guidata dalla Norvegia, con Finlandia e Islanda a seguire. E’ addirittura preceduta da contenuti nazionali notoriamente attraversati da sistemi di governo in aperta crisi identitaria quali l’Ucraina, il Cile, la Corea del Sud e la Serbia.
Secondo il dossier a cura del Servizio Studi della Camera dei Deputati, nell’indice sull’uguaglianza di genere 2020 elaborato dall’EIGE, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 63,5 su 100, inferiore alla media dell’UE di 4,4, punti. Eppure l’Italia è tra i Paesi che hanno fatto registrare i maggiori progressi tra tutti gli Stati membri dell’UE, migliorando di 12 posizioni la sua personale graduatoria dal 2005 e di 8 posizioni dal 2010, raggiungendo il 14° posto tra i 27 Stati membri.
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Cara donna promettimi di non sottovalutare mai le tue potenzialità, il talento non ha genere
E’ di recente pubblicazione una lettera dell’ex direttore generale di Apple, Marco Landi, a sua figlia Emilie. Il venture capitalist esperto nel campo dell’Intelligenza Artificiale e mentore dei giovani aspiranti ad un ruolo competitivo in ambito digitale-informatico ha scritto di suo pugno alla figlia esordendo con una raccomandazione dal piglio velato di un padre preoccupato. “Sei una donna, ci saranno delle difficoltà nel tuo percorso, nel modo in cui ti guarderanno o ti tratteranno”.
Landi dall’alto della sua conoscenza del mondo e della smaliziata, cinica, concreta visione da leader, parla di un plafond de verre. Soffitto, muro di vetro. Trasparente al punto da dimenticare che esista, invece è lì e finirai con lo sbatterci la faccia. “Una barriera innalzata dagli uomini per ostacolare la carriera o l’ascesa delle donne a posizioni elevate”. Parole sue, del guru che ha fatto da braccio destro a Steve Jobs nel 1996 quando Apple vacillava sull’orlo del fallimento.

In un mondo pieno di disuguaglianze, di gap e incapacità di essere inclusivi, le donne continuano a dimostrare. L’Italia in questo deve ancora imparare molto. Il sistema politico fa la conta delle quote rosa in Parlamento ma non concepisce una donna a capo della governance nazionale. Maria Elisabetta Alberti Casellati è la prima donna nella storia della Repubblica a ricoprire il ruolo di Presidente del Senato. Ora dovrà dimostrare di averlo meritato, ma non in riferimento alla bontà del lavoro o delle referenze che l’hanno portata a ricoprire quel particolare ruolo. Dovrà dimostrare che l’intera categoria femminile abbia meritato quel salto di merito attraverso la figura della Casellati. Su di lei gravano il peso del suo impegno per se stessa e per tutte le donne d’Italia.
Guardiamo l’elezione di Kamala Harris sul tetto del mondo libero e ammiriamo da anni lo strapotere del sergente Angela Merkel, ma offendiamo senza ritegno Giorgia Meloni, unico leader femminile di partito nel vasto parterre nazionale.

In ambito sanitario la situazione è anche peggiore. Secondo il World Economic Forum’s 2018 Global Gender Gap Report, delle circa 43 milioni di persone che lavorano nel settore sanitario al mondo, oltre il 70% sono donne, ma queste ricoprono solo il 35% dei ruoli manageriali. Inoltre, l’80% dei medici donna ritiene di essere stata svantaggiata rispetto ai colleghi di sesso maschile nell’accesso ai ruoli apicali.

Infine i dati raccolti circa la presenza femminile in campo scientifico. L’Europa conta quasi 15 milioni tra scienziati e ingegneri, di cui il 59% rappresentato da uomini e il 41% da donne. Nel dettaglio 8.7 milioni sono gli uomini, 6 le donne. C’è un settore che, su tutti, è investito da una predominanza maschile sensibile e cioè il manifatturiero (il 79% degli scienziati e degli ingegneri nel settore manifatturiero sono uomini).

Una cosa è certa, sarà sempre una battaglia, sempre da capo. Per ridurre poco a poco questa intollerabile barriera, pour briser le plafond de verre.