Partiamo da un dato chiarificatore della difficoltà nel portare a termine il procedimento di adozione di minori. Meno di una domanda su dieci vene esaudita. Prendiamo come esempio l’anno 2006, quello che cioè ha fatto registrare la maggiore richiesta di disponibilità di adozione (circa 16.300). Stando ai dati raccolti da Italianidati.com, le pratiche andate a buon fine sono state poco più di un migliaio, cifra tra le più elevate dell’ultimo ventennio.
Nel 2019 le adozioni si sono fermate a 969, il 14% in meno rispetto all’anno precedente (1130). Ma non si è trattato di una cattedrale nel deserto. Il trend era in calo dal 2014.

In Italia l’adozione nazionale e quella internazionale sono regolate dalla legge del 4 maggio 1983, n.184. La prima matura a partire da una dichiarazione di disponibilità all’adozione al Tribunale per i Minorenni presso cui si intende procedere. Sono i servizi sociali a valutare le credenziali della coppia ed eventualmente, qualora le indagini fossero soddisfacenti, a inserirli in una specifica graduatoria di attesa. La seconda è ben più complessa. L’iter si innesca previa intermediazione di agenzie autorizzate, a loro volta monitorate dalla CAI, le quali hanno il compito di seguire a mezzo di affiancamento i futuri genitori adottivi nel percorso dell’adozione internazionale.
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I REQUISITI
Il primo valico è quello dei requisiti richiesti alla coppia. Secondo la legge italiana in materia, possono fare richiesta di adozione solo coppie eterosessuali e coniugate. Non hanno questa facoltà le coppie omosessuali, i genitori single ed i conviventi. Occorre poi essere sposati o aver convissuto continuamente per un periodo accertato di almeno tre anni (quattro per le adozioni estere). Infine il membro più giovane della coppia deve avere una differenza di età non inferiore ai 18 e non superiore ai 45 anni rispetto al figlio adottivo.

LE LUNGAGGINI
Sono i tempi di attesa a mandare in crisi le coppie. Anche quelle con una ferrea volontà di adottare. Durante i lunghi periodi di valutazione, gli aspiranti genitori vengono sottoposti ad una forte pressione, spesso motivo di rinuncia. Vivono un’invasione della propria sfera personale e, secondo i riscontri in sede di colloquio, i richiedenti finiscono con lo sviluppare un sentimento di inadeguatezza.
Non va poi trascurato l’aspetto legato alla lentezza della burocrazia. A fronte di un numero esiguo di banche dati a conservare i dati dei minori rimasti orfani, vi è una scarsa capacità comunicativa, esasperata dalla presenza di appena 8 tribunali strutturati al trattamento della questione.
I COSTI
Da non sottovalutare il fattore economico. Il percorso interminabile arriva a costare fino a 30mila euro, con possibilità di detrazione fiscale del 50%. Spesa però alla quale vanno aggiunti i costi delle numerose trasferte della coppia per raggiungere le apposite sedi.