E’ uno dei nodi chiave in ambito di intervento per il nuovo governo Draghi; il blocco ai licenziamenti vige ormai dallo scorso marzo, e cioè dal primo fermo del Paese stabilito da Giuseppe Conte.
Il provvedimento andrà in scadenza naturale a fine marzo e il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sta lavorando da qualche giorno ad una proroga ragionata. Non solo l’estensione del blocco. I sindacati spingono affinché il divieto ai tagli sia compatibile con l’intero arco dell’emergenza pandemica. La linea del governo potrebbe essere diversa, più simile a quella sostenuta dai vertici di Confindustria, a favore di una norma transitoria di minore durata e ben più selettiva.

Ieri l’incontro al dicastero di via Veneto con le forze sindacali e le associazioni imprenditoriali. Sul tavolo la bozza della riforma degli ammortizzatori sociali, così come è stata confezionata dal Ministero del Lavoro. Sarà quella la base del rilancio occupazionale una volta terminata l’emergenza. Orlando su questo è stato chiaro: gli ammortizzatori sociali passeranno, necessariamente, dai servizi di formazione e riqualificazione del personale, affinché la ripartenza possa essere di slancio, e non di inerzia.

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E allora potremmo assistere ad un half-half, e quindi ad una nuova mini-proroga di circa 60-90 giorni, alla quale seguirà una successiva estensione del vincolo alle sole imprese dei settori più colpiti. Ma non solo. La filosofia Draghi è chiara. Come accade per i sostegni alle aziende, bisognerà valutare la salute dei bilanci pre-pandemia. Per le realtà già in difficoltà si renderà necessario un aiuto al cambiamento.
Le aziende premono affinché il blocco sia revocato in ragione di una immediata ristrutturazione aziendale, il che significherebbe l’assunzione di giovani e nuove competenze fondamentali per ripartire e per essere competitivi.

LA CASSA INTEGRAZIONE
Resta un argomento di prioritaria riflessione. Il Decreto Ristori 5, così come era stato predisposto dalla squadra Conte, prevedeva una nuova tranche di 26 settimane, otto per l’industria. L’idea è quella di una cassa integrazione in deroga sostenuta dallo Stato, almeno in una prima fase. Un prolungamento, dunque, della Cig d’emergenza.
COME FANNO GLI ALTRI?
L’Italia è l’unico Paese che ha imposto il blocco ai licenziamenti. Il provvedimento di natura straordinaria ha superato i 12 mesi di validità. Mai nella storia della Repubblica si è verificata una cosa del genere. Neppure all’indomani della seconda guerra mondiale le normativa di acclarata urgenza avevano superato le 8 mensilità. L’Europa non fa lo stesso. Se in Italia sono proibiti i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo e i licenziamenti collettivi, Regno Unito, Germania e Francia non hanno mai intrapreso la strada del blocco. Solo la Spagna prevede una limitazione ai tagli all’occupazione, ma solo per i sei mesi successivi alla fruizione di un ammortizzatore, in riferimento ai contratti individuali e collettivi. Sono escluse le aziende in procedura fallimentare.