L’imputato dichiarò il falso sull’autocertificazione
E’ arrivata la sentenza a conclusione del processo che vedeva imputato K.A., accusato di aver dichiarato il falso alle autorità, per mezzo della autocertificazione Covid, in occasione di un posto di blocco.
I fatti risalgono a marzo 2020. Al momento del fermo per i controlli, nell’auto venne accertata la presenza di due persone. K.A., classe 1991, esibì un’autocertificazione datata al giorno precedente, salvo poi aver corretto la data a penna. Secondo quanto dichiarato nel documento, l’uscita di casa si era resa necessaria in ragione di una visita medica cui si era appena sottoposto.

Le stesse forze dell’ordine rilevarono, però, come suddetta visita medica non fosse mai avvenuta e che l’imputato non fosse mai stato in cura presso lo specialista indicato nella certificazione.
Nell’udienza di lunedì 31 gennaio, dopo la discussione finale delle parti, il Giudice del Tribunale ordinario di Avezzano si è ritirato in Camera di Consiglio ed ha successivamente deliberato l’assoluzione di K.A, difeso dagli avvocati Pasquale e Gianluca Motta del Foro di Avezzano, poiché il fatto non sussiste.

Restrizioni Covid, sentenza storica
La sentenza in questione è destinata a fare giurisprudenza. “E’ una sentenza innovativa, è la prima ad Avezzano in merito alle limitazioni prodotte dal contesto della pandemia ed una delle prime sull’intero territorio nazionale”. Ha commentato l’avvocato Motta.

Una prima sentenza presso il Tribunale di Reggio Emilia ha dichiarato illegittimo il Decreto, poiché a limitazione della libertà personale e in disaccordo con l’articolo 13 della Costituzione italiana. Vi è poi l’assoluzione dell’imputato sentenziata dal Tribunale di Milano, poiché quest’ultimo dichiarò falsamente di essere in procinto di recarsi presso il suo medico. Ebbene, in quel caso il reato non si era ancora prefigurato. L’intenzione non era quindi ragione di condanna.
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