L’Aquila. Come riportato dall’Ansa, sono attualmente 728 i medici sospesi per non essersi vaccinati. Dall’inizio dell’anno, le sospensioni sono state 936, delle quali 208 poi revocate perché i sanitari hanno regolarizzato la situazione, comunicando l’avvenuta vaccinazione. Questi sono i dati aggiornati comunicati dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Nei giorni addietro il sindacato degli infermieri Nursing Up ha reso noto come nel periodo temporale compreso tra il 10 agosto e il 10 settembre, 1850 operatori sanitari siano risultati positivi al Covid-19. Di questi, la maggior parte erano infermieri.
“Se si rileva un aumento dell’incidenza dei casi tra i sanitari, allora la terza dose va sicuramente estesa”, scrisse la Federazione dei medici di medicina generale. “Questo significa che 50 infermieri al giorno si ammalano ancora di Covid nelle corsie degli ospedali italiani. Le aziende sanitarie smettano immediatamente di tenere segrete determinate informazioni”, ha invece dichiarato Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up, che ha proseguito spiegando che “l’82% degli operatori che si ammalano, lo conferma l’Inail, sono infermieri. Cosa succede? Perché le Direzioni Sanitarie non rispondono alle richieste ufficiali dei nostri referenti, che chiedono di conoscere i dati reali degli infermieri contagiati?”.
“Vogliamo conoscere la reale situazione dei professionisti della sanità, in merito ai nuovi contagi, in particolare di chi è stato già vaccinato a inizio anno”, prosegue De Palma. “Vogliamo comprendere fino a che punto gli infermieri già vaccinati si stanno ammalando di nuovo, vogliamo sapere se questa impennata di casi è stata presa in considerazione dagli organismi di vigilanza al fine di valutare la reale efficacia del vaccino”. “Insomma, se in un contesto tanto ristretto, cioè quello degli ospedali italiani, dove il rischio di imbattersi nel virus è superiore, in un solo mese il numero dei nuovi operatori sanitari infettati è schizzato a quota 2000 nonostante tutte le norme di prevenzione oggi applicate, dalle mascherina alle tute ed ogni quant’altro, cosa accadrebbe ai normali cittadini vaccinati se ci fosse una recrudescenza di pervasività del Sars-Cov 2, e quindi se il virus tornasse a circolare, anche per poco tempo, nelle scuole, negli uffici o nei locali pubblici italiani dove non c’è lo stesso livello di utilizzo degli strumenti di prevenzione come invece accade nei nosocomi?”.