Lo scorso lunedì 28 giugno è stato riaperto il cantiere della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo nell’area del grande pozzo nel piazzale del santuario di Ercole di Alba Fucens.

L’antica costruzione, scoperta nel 2011, è attualmente oggetto di lavori di copertura. Si impiegherà una grande griglia a sovrastare la bocca del pozzo, il quale presenta un diametro di 4,20 metri. Una prima parte del pozzo fu scavata immediatamente dopo il rinvenimento. I lavori si interruppero nel 2014, salvo poi ripartire a fasi alterne circa un anno e mezzo fa nell’abito del progetto Fucino 2021. Archeologia a chilometro zero. In questi giorni si sta procedendo a scavare tutt’intorno alla circonferenza per poter collocare i plinti a sostegno della grande copertura calpestabile.
Un calendario operativo complesso che non si esaudisce nella sistemazione del pozzo. La scorsa estate è stato ridefinito il sentiero e ci si è poi soffermati sulle opere di recinzione e sulle murature. Sono previste opere di definizione delle aree di visita e di restauro in riferimento ai mosaici dell’area archeologica e dei reperti in legno rinvenuti. E proprio in riferimento a tali reperti è bene soffermarsi per un approfondimento.

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“Centinaia e centinaia di pezzi in legno scoperti all’interno del grande pozzo – ha spiegato la dottoressa Emanuela Ceccaroni, archeologa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio – Possiamo affermare che tali reperti si siano conservati in buono stato in ragione della presenza di acqua e fango e dell’assenza di luce. Abbiamo trovato oggetti di uso quotidiano e persino parti del santuario, come i capitelli. Abbiamo coinvolto la Soprintendenza di Trento nelle operazioni di restauro in ragione delle strumentazioni accurate di cui dispongono per via degli scavi su palafitte”.
Perché una presenza tanto massiccia di oggetti personali e utensili all’interno del pozzo? Ebbene, potrebbero essere stati gettati volontariamente quale ritualità o tradizione, addirittura nel nome del culto di Ercole. Stando infine alle parole della dott.ssa Ceccaroni, i reperti saranno esposti all’interno del museo archeologico di Alba Fucens, probabilmente entro il 2021.