Avezzano. Aumentano i costi delle materie prime, sale la richiesta ma diminuiscono i ricavi. Le aziende faticano a far quadrare i conti, le più virtuose ammortizzano mentre molte altre provano a restare sulla linea di galleggiamento (un periodo breve, di 5 o 6 mesi al massimo) in attesa che arrivino tempi migliori. Se così non fosse, è probabile che dovranno chiudere. Se ne parla ormai da mesi, eppure non sembra che sia cambiato granché, anzi. L’impatto che tale fenomeno sta avendo sull’economia globale è considerevole, così come sono preoccupanti i segnali che arrivano da determinati settori produttivi particolarmente colpiti di rincari.
Pensiamo a quello agroalimentare. Secondo la Coldiretti la guerra in Ucraina ha contribuito ad aggravare un quadro già delicato, se non instabile, altresì alimentato dalla speculazione che aleggia dietro al rincaro delle materie prime. Attraverso una nota, l’associazione ha spiegato che l’aumento dei prezzi di mais e grano si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto.
“La guerra coinvolge infatti gli scambi di oltre un quarto del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga”. Il parallelismo regge fino a un punto, non fosse altro che in Italia e in Europa la situazione economica e sociale non è equiparabile a quella africana, ma l’allarme è chiaro e inequivocabile: ci stiamo dirigendo verso un orizzonte oscuro dove i dubbi superano di gran lunga le certezze.
Nell’ultimo mese la farina 00 è aumentata del 6.2% e il caffè del 4%, due prodotti praticamente imprescindibili per gli italiani e la loro dieta mediterranea. L’associazione Altroconsumo afferma che “se nel 2021 pagavamo un chilo di pasta 1,30 euro, oggi lo paghiamo 1,52 euro. In salita rispetto all’anno scorso anche zucchine (+16%), olio extravergine (+11%), zucchero (+7,4%) e soprattutto olio di semi di girasole, rincarato in un anno del 43%. “Il risultato è preoccupante. Cinque delle 10 categorie hanno subito in un anno aumenti superiori al 10%. Farina 00, pasta di grano duro e olio di semi di girasole registrano aumenti in un anno per i primi due del 17% e per l’ultimo del 43%. Più contenuti gli aumenti di olio extravergine (+11%) e zucchero (+7,4%). Praticamente invariato il latte UHT e la passata di pomodoro. Il caffè in polvere nei mesi scorsi era rimasto stabile, ha fatto registrare + 4% nell’ultimo mese”.
Il settore metalmeccanico, forse, è messo anche peggio. Nell’ultima indagine congiunturale, Federmeccanica ha rilevato come la produzione metalmeccanica sia tornata nel 2021 ai livelli pre-Covid con un piccolo passo in avanti (+0,3%). Nonostante una flessione nell’ultimo trimestre, la produzione è cresciuta del 15,9%.
A febbraio di quest’anno l’agenzia di stampa AGI, nel parlare con Gianclaudio Torlizzi, direttore generale della società di consulenza finanziaria T-Commodity, riportava che “all’origine, il rialzo dei prezzi è stato causato soprattutto dagli stimoli fiscali e monetari implementai con lo scoppio della pandemia. Da marzo 2020 ad oggi sono stati mossi oltre 30 mila miliardi di dollari a livello mondiale tra stimoli fiscali e monetari.Il lockdown ha dato una spinta determinante all’acquisto di beni durevoli, con una forte componente di materie prime”.
“C’è stata una corsa all’acquisto di elettrodomestici, di smartphone, computer e tablet per lavorare da remoto. Si tratta di prodotti che hanno molte parti metalliche e sono pieni di semiconduttori. Ma da circa 10 anni sul lato della produzione si è investito poco, quindi a fronte di una domanda crescente l’offerta si è trovata impreparata, si sono creati colli di bottiglia per arrivare alla situazione attuale. Sui metalli durerà almeno altri tre anni“, spiegava Torlizzi.
Il costo di acciaio, alluminio, palladio, minerale di ferro, aumenta costantemente già da un anno. In Italia il superbonus 110% ha inoltre accelerato la richiesta di tali prodotti, fondamentali per l’edilizia. Vengono infatti usati per gli infissi e le finestre, le porte, i cancelli, li utilizzano le imprese che realizzano le fondazioni e le facciate continue, oppure le barriere fonoassorbenti. Inoltre, vengono usati nella presagomature per il cemento armato, ne usufruiscono le industrie della lattoneria e i costruttori metallici.
Leggi: “Note di pace” ad Alba Fucens: il 2 giugno il concerto nel suggestivo borgo medievale